Dopo l’eccezionale serata del 27 novembre alla Sala Maria Cristina del Chiostro di Santa Chiara a Napoli, torna “a gran voce” Valeria Ferrara, ancora una volta al pianoforte insieme a Vincenzo Marra e Nicol Thamel, mentre al violino ci sarà Maia Parisi.
Il pomeriggio domenicale vedrà anche la partecipazione straordinaria del soprano Yumi-Kyo che, insieme ai musicisti citati eseguiranno musiche di G. Caccini, J.S. Bach, C. Gounod, S. Alfonso Maria de Liguori, A. Adam, J. Brahms, J. Pierpont e vari canti della tradizione natalizia con un repertorio prettamente di carattere natalizio, il primo dopo una lunga pausa della corale, dagli eventi pandemici.
Come tutti i progetti musicali ideati e diretti da Valeria Ferrara, direttore artistico della Rassegna di concerti MusicaViva anche Il Nodo del tempo segue un filo conduttore che integra il linguaggio musicale intrecciandolo con la storia del luogo ospitante.
“Il concerto si articola su un plot narrativo in 4 tempi – racconta la Ferrara – attraverso i quali si scioglierà simbolicamente il nodo”.
La Chiesa S. Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, è infatti uno dei luoghi più significativi di venerazione della Madonna che scioglie i nodi, di cui la chiesa conserva un dipinto, copia dell’originale presente ad Augsburg, in Baviera.
Il culto prevede la recita del Rosario dei nodi, la Santa Messa e l’incendio dei nodi deposti dai fedeli, ovvero, piccoli fogli di carta sui quali vengono segnate le proprie preghiere alla Madonna.
“Il nodo dà voce in tal caso alle paure che abbiamo vissuto tutti in questi ultimi anni – prosegue la Ferrara; l’atto di sciogliere il nodo del turbamento, sancisce la nostra rinascita dopo la ripresa della normalità”.
Non solo. C’è una precisa volontà di evidenziare il legame tra allievo e maestro (tra i giovani coristi e la loro vocal coach Valeria Ferrara) e la funzione educativa della musica. La costruzione della chiesa della Pietà dei Turchini risale infatti alla stessa epoca in cui fu edificato il conservatorio omonimo, verso la fine del ‘500.
Era uno dei quattro conservatori napoletani, insieme a quelli dei “Poveri di Gesù Cristo (1589)” di “Santa Maria di Loreto (1537)” e “Sant’Onofrio a Porta Capuana (1598)”, primi per fondazione in tutto il mondo, i quali nacquero per conservare la vita, dando la possibilità ai bambini orfani di avere un tetto, un pasto caldo e un’educazione, soprattutto musicale, per nutrire il proprio spirito.
Solo successivamente si trasformarono in luoghi esclusivi di insegnamento della musica, divenendo nella nostra città il fulcro della grande scuola musicale napoletana tra XVII e XVIII secolo.
Grazie a questi quattro prestigiosi Conservatori, Napoli è stata una Capitale Europea di notevole spessore culturale e soprattutto musicale, dove i più grandi musicisti tra la fine del Seicento e nel Settecento, venivano a studiare qui a Napoli, da Leo a Jommelli, da Traetta a Vinci, da Pergolesi a Paesello, da Scarlatti a Durante e così via, animando la vita musicale a Napoli, che solo per questo era unica al mondo, poi l’illuminato Carlo di Borbone, quando si rese conto che il teatro di San Bartolomeo, oggi chiesa della Graziella, a due passi dall’Incoronatella, era troppo piccolo per una capitale come Napoli, fece costruire il Teatro di San Carlo, inaugurandolo il 4 novembre 1737, nel giorno dell’onomastico del Sovrano.
Oggi cerchiamo di diffondere, preservare e difendere questo enorme patrimonio culturale che solo qui a Napoli, esiste ancora in maniera così preponderante.
Articolo pubblicato il: 15 Dicembre 2022 16:25