martedì, Novembre 12, 2024

Concorso Polizia 2017: la lettera di aspiranti allievi agenti esclusi al premier Conte

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Concorso Polizia di Stato 2017: lettera al premier Giuseppe Conte da parte di alcuni aspiranti allievi agenti esclusi per il cambio dei requisiti “a posteriori”.

Riceviamo e pubblichiamo una lettera al premier Giuseppe Conte, scritta da aspiranti allievi agenti della Polizia di Stato, che nel 2017 hanno partecipato al concorso per agenti di Polizia ma che si sono visti esclusi dallo scorrimento della graduatoria per via una legge approvata dal precedente governo, fortemente voluta dalla Lega, che ha visto cambiati i requisiti a posteriori. Nello specifico, il bando prevedeva come requisiti di partecipazione limite di età 30 anni non compiuti e titolo di studio richiesto diploma di scuola secondaria di primo grado. La legge ha previsto l’applicazione allo scorrimento della graduatoria del concorso di nuovi requisiti, che escludessero quanti alla data del 1 gennaio del 2019 avessero compiuto il ventiseiesimo anno di età e quanti non avessero conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado.Concorso Polizia 2017: la lettera di aspiranti allievi agenti esclusi al premier Conte Dopo un ricorso al Tar del Lazio, gli aspiranti allievi agenti sono stati ammessi in via cautelare a sostenere le prove per la verifica del possesso dei requisiti fisici, psichici e attitudinali, tenutesi nei mesi da maggio ad agosto 2019, conseguendo l’idoneità mediante la quale avrebbero dovuto essere avviati alla frequentazione del corso di formazione per allievi agenti iniziato il 29 agosto. Così non è stato, cosicché tali aspiranti agenti sono stati “scavalcati” da candidati con voti conseguiti nella prova scritta del concorso di gran lunga inferiori, che, essendo in possesso dei nuovi requisiti introdotti, sono stati ammessi al corso di formazione.

Ecco il testo integrale della lettera:

Illustre Presidente,
Le scriviamo la presente, al fine di illustrarLe la situazione che, in questo periodo, sta penalizzando un corposo gruppo di giovani, di cui facciamo parte. All’interno del “Decreto Semplificazioni”, attraverso cui è stato possibile attingere mediante scorrimento dalla graduatoria di un concorso ministeriale riguardante la Polizia di Stato, per ampliare le unità in tale Forza dell’Ordine, è presente una grave discriminazione relativamente all’ Art. 11 comma 2-bis, del decreto legge n. 135/2018 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 12/2019, che rimanda al medesimo decreto. Nello specifico, con tale Art. si è dato avvio ad un processo retroattivo con cui sono stati esclusi migliaia di giovani dallo scorrimento della graduatoria del concorso “893 Allievi Agenti della Polizia di Stato” emanato il 26 maggio 2017, poiché a detta del suddetto decreto, non possedevano i nuovi requisiti previsti. L’esistenza di tale graduatoria – 893 Allievi Agenti della Polizia di Stato – può essere contestualizzata all’interno del Concorso 1148 Allievi Agenti della Polizia di Stato – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – 4^ Serie Speciale “Concorsi Ed Esami” – del 26 maggio 2017 – e in tal senso, se non si considerasse tale imprescindibile legame, la graduatoria stessa non avrebbe alcun fondamento né valenza. Nel marzo 2019 è stato dato avvio al procedimento finalizzato “all’assunzione di 1.851 allievi agenti della Polizia di Stato, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta di esame del concorso pubblico per l’assunzione di 893 posti di allievi agenti della Polizia di Stato” di cui sopra, approvato con il “Decreto Semplificazioni”.

In tale contesto, con nostro profondo rammarico, sottolineiamo quanto arbitrariamente sia stato deciso, escludendo e penalizzando chi, alla data del 1 gennaio 2019, avesse più di anni 26 o non avesse conseguito il diploma di Istruzione secondaria, contrariamente a quanto stabilito dal bando di concorso del 2017. Le spiegazioni politiche avanzate dagli esponenti della Lega – partito che ha presentato detto emendamento ci invitano a considerare i due procedimenti volti all’assunzione, come due distinti concorsi, ovvero indipendenti l’uno dall’altro. Ad oggi, noi ragazzi continuiamo a domandarci come sia possibile giuridicamente considerare questo nuovo procedimento di assunzione indipendente dal precedente, dal momento che la graduatoria, da cui sono stati convocati tramite “scorrimento” i candidati per poter espletare l’iter concorsuale, dipenda strettamente dal concorso del 2017. Inoltre, la graduatoria così selettivamente modificata, sembrerebbe quasi una convocazione diretta e non meritocratica. Difatti, molti candidati che hanno conseguito voti altissimi, sono stati esclusi dalla stessa favorendo in questo modo candidati, sì più giovani e in possesso del diploma di scuola secondaria, ma con voti di gran lunga inferiori (i candidati esclusi hanno conseguito anche 76/80 e si sono visti scavalcare da chi invece aveva conseguito 66/80, con un differenziale di 10 domande errate in più).

Con l’avvio del procedimento amministrativo, datato 13 marzo 2019, all’interno del quale sono stati inclusi solo coloro in possesso dei nuovi requisiti, siamo stati costretti a ricorrere presso il Tar del Lazio il quale, in prima istanza, ci ha concesso la sospensione del giudizio, consentendoci, in qualità di ricorrenti, di poter ultimare l’iter concorsuale e ritenendo pregiudizievole tale operato da parte dell’Amministrazione. Ad oggi, alla fine del percorso di selezione, 455 ricorrenti sono risultati IDONEI, anche se con riserva in relazione al ricorso presentato, a svolgere la mansione del citato procedimento di assunzione. Facendo testo la decisione del Tar di concederci la sospensione del giudizio anche per un eventuale ”avvio al corso di formazione”, noi ragazzi ci aspettavamo di essere inseriti nella graduatoria finale di merito pubblicata in data 13 agosto 2019, cosa che invece non è avvenuta. Contrariamente alle nostre banalissime speranze, che abbiamo coltivato per un lasso di tempo relativamente breve, non essendo stati minimamente menzionati, abbiamo dovuto ricorrere nuovamente presso il Tar del Lazio per chiedere che venisse rispettata la sospensione del giudizio inerente al nostro avvio al corso di formazione. Con decreto monocratico del Presidente del Tar del Lazio ci è stato riconosciuto il nostro diritto di essere avviati al corso di formazione. Sono risultati inoltre vani i tentativi da parte dell’Avvocatura Generale dello Stato, dal momento che il Tar ha rigettato, la revoca o modifica richiesta per il sopracitato decreto monocratico presidenziale. Ad oggi, purtroppo, siamo ancora in una fase di completo stallo. Siamo rimasti in attesa dell’udienza collegiale che confermasse il nostro avvio al corso di formazione, iniziato il 29 agosto 2019, per chi risulta presente in graduatoria finale, e, in tale frangente, facendo i conti con il fatto che altri candidati, seppur in posizioni più basse in graduatoria, ci abbiano scavalcato. Alla data del 13 settembre 2019, il Tar del Lazio, Sezione Prima Quater, ha pronunziato ordinanza sul ricorso numero di registro generale 5159 del 2019, ACCOGLIENDO le istanze cautelari e di esecuzione e AMMETTENDO con riserva i ricorrenti al corso di formazione oggetto degli impugnati provvedimenti. Il medesimo giorno, tuttavia, la medesima sezione giudicante del Tar del Lazio presenziata dall’On. Carmine Volpe, ha pronunziato analoga ordinanza sul ricorso numero di registro generale 5041 del 2019, CONFERMANDO per la trattazione di merito del ricorso, l’udienza pubblica del 3 aprile 2020.

Stando così gli eventi, abbiamo assistito ad una ulteriore disparità di trattamento, dal momento che stessi idonei, giudicati dalla stessa sezione del Tar del Lazio, non sono stati ammessi di fatto alla frequentazione del corso di formazione. Vista e considerata dunque, la “non ottemperanza” della sospensione del giudizio, ad oggi, ci sono stati arrecati non pochi danni di svariata natura, in particolar modo per la nostra futura carriera. Noi ci sentiamo trattati come “merce” scaduta, “come vecchie scarpe rotte”, come perdenti e falliti, come persone che, nonostante abbiano solide esperienze di vita, per lo Stato non sono abbastanza. A parità di sacrifici, in termini di tempo ed economici anche sostenuti dalle nostre famiglie, siamo stati trattati diversamente rispetto a coloro che oggi hanno invece iniziato il corso di formazione. Con la costituzione di questa nuova coalizione di governo confidiamo che il PD, il quale ci ha sempre sostenuto in questa vera e propria battaglia, e il M5S, che ha sempre affermato di aver votato e approvato il sopracitato emendamento contro la propria volontà (specialmente dopo che abbiamo constatato che il 5 settembre, durante il primo Cdm si è provveduto alla cancellazione di una legge regionale fortemente discriminante), possano in tempi brevi risolvere questo nodo cruciale in nome della “giustizia”.

Nella speranza di poter contare sul Suo prezioso appoggio in questa importante iniziativa Illustre Presidente, ci affidiamo al Suo impegno, certi di una risposta in merito. La ringraziamo per l’attenzione porgendo i nostri più cordiali saluti.
Gli Aspiranti Allievi Agenti della Polizia di Stato”.

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