Scienziati e ricercatori stanno lavorando senza sosta per trovare cure e vaccini per contrastare il coronavirus. E il loro impegno potrebbe portare a breve risultati importanti.
«Le terapie potrebbero arrivare in 6 mesi – afferma Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. – Si tratta di farmaci già noti anche prima, che sono stati utilizzati nei pazienti colpiti dal Covid-19».
Cure e vaccini, quindi, sono in cantiere in diverse parti del mondo e presto potrebbero portare novità nella lotta al Coronavirus.
Al Cotugno di Napoli si sta sperimentando il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale utilizzato finora per trattare l’artrite reumatoide. Il farmaco sembra dare buoni risultati, anche se non in tutti i casi trattati. L’Aifa ha dato il via libera al protocollo per meglio comprendere l’efficacia su un numero maggiore di pazienti. La terapia sarà somministrata a partire da domani giovedì 19 marzo su 330 pazienti che hanno dato il consenso.
Tra le armi messe in campo per combattere il Covid-19, sono anche stati utilizzati vecchi farmaci anti HIV in combinazione. Questo è un aspetto importante perché, trattandosi di farmaci che nella maggior parte dei casi sono già utilizzati, potrebbero portare a una cura in tempi più rapidi.
Per quanto riguarda la profilassi invece, Rezza sottolinea che «di vaccini allo studio ce ne sono diversi». Molti ricercatori stanno utilizzando gli studi già effettuati per trovare un vaccino contro la Sars. I loro risultati permetteranno di abbreviare i tempi necessari per arrivare a definire presto un vaccino efficace per curare i pazienti contagiati dal coronavirus.
Oltre agli italiani, «di vaccini ne stanno sperimentando anche gli israeliani, i cinesi e gli americani. Alcuni usano piattaforme già utilizzate per altre malattie infettive, e questo è estremamente interessante come approccio. Poi ci sono anche grandi aziende farmaceutiche che ne stanno sperimentando altri tipi. Insomma, credo che arriveranno relativamente presto, forse nel giro di un anno», conclude Rezza.
L’emergenza potrebbe accelerare l’iter per le autorizzazioni.
Per un vaccino in genere servono molti anni. In questo caso potrebbe essere disponibile entro 1-3 anni. Per quanto riguarda invece i farmaci potrebbero bastare anche pochi mesi, visto che si tratta di prodotti già registrati e utilizzati per altre patologie.
Infatti, in condizioni normali, le agenzie regolatorie testano i nuovi farmaci su migliaia e migliaia di persone. Ma, in corso di epidemia, le agenzie regolatorie potrebbero accontentarsi di numeri più piccoli, sull’ordine delle centinaia.