domenica, Novembre 24, 2024

Coronavirus, fase 2 a Napoli: è boom di consegne a domicilio di pizze

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Napoli e l’amore per la pizza: l’inizio della fase 2 ha portato un vero e proprio boom di consegne a domicilio.

L’inizio della fase 2 ha fatto scattare un vero e proprio boom a Napoli per il delivery, ovvero le consegne a domicilio.

Dopo lo stop di oltre un mese voluto dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dal 27 aprile in poi si registra un’impennata di prenotazioni, che oscilla a seconda delle zone e delle tipologie di locale.

Soprattutto tra gli amanti della pizza, che durante la quarantena si sono spesso cimentati nel prepararla a casa, c’era grande voglia di riassaporare il gusto dell’eccellenza preparata dai pizzaiuoli.Coronavirus, fase 2 a Napoli: è boom di consegne a domicilio di pizze Si va per esempio da un più 250% di Giappo a Chiaia al più 30% della storica pizzeria Lombardi in centro storico, passando dal più 40% di Starita. E non è un caso che le richieste di iscrizione dei ristoratori napoletani alle app del food siano aumentate del 300% per Uber Eats, del 45% per Glovo e di 500 nuovi locali per Just Eat.

La situazione sta dunque pian piano migliorando, ma è chiaro che la riapertura dei locali al pubblico faciliterebbe ancora di più la ripresa: “Nei primi giorni di riapertura c’è stato un boom molto significativo – spiega a “Il Mattino” Massimo Di Porzio di Fipe Confcommercio – ed era preventivabile dopo mesi in cui la gente non mangiava pizza. Poi la domanda è diminuita, vista anche la crisi economica. Non si può vivere con i soli delivery e take away.

Il funzionamento del delivery dipende dalla tipologia del locale – prosegue Di Porzio – I piccoli, che erano già organizzati con l’asporto, sono avvantaggiati. Al contrario dei grandi, che sono svantaggiati, visti i fitti e i costi alti dei prestigiosi locali al tavolo. Degli introiti il delivery li sta comunque portando: incassare 250 euro al giorno dà fiato. Ma per basare un locale sulle consegne va riorganizzata tutta l’attività, magari dando più spazio alla cucina e meno ai tavoli”.

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