Coronavirus in Campania: bollettini molto confortanti (con gli ospedali che si stanno man mano svuotando). Tamponi: report Gimbe pone la Campania al terzultimo posto in Italia.
La Campania sembra davvero vicina al sospirato contagio zero. Da giorni, i bollettini quotidiani dell’epidemia di Coronavirus sono molto confortanti. Il minimo storico è stato raggiunto lo scorso 6 maggio (9 nuovi casi registrati), ma l’andamento è in costante discesa da almeno due settimane.
Negli ultimi giorni è aumentato il numero dei tamponi: il dato complessivo, aggiornato a ieri sera, è pari a 105.399 mentre il numero dei nuovi contagi è salito a 21 (ma su ben 4374 tamponi analizzati). L’indice di propagazione dell’epidemia (R0) è intorno allo 0,4 (laddove la media nazionale è attestata su 0,61). Ad ieri sera, su un totale di 105399 tamponi effettuati dall’inizio dell’emergenza Covid 19 (ovvero più di due mesi fa), 4562 sono risultati positivi. Si svuotano anche gli ospedali. A ieri i ricoverati con sintomi erano 415, 27 in terapia intensiva, 1697 in isolamento domiciliare per un totale di attualmente positivi pari a 2139. Si è anche arrestata la curva dei decessi: sono 379 a fronte di 2023 persone guarite.
Tuttavia, proprio il numero dei tamponi (che la Regione Campania punta ad aumentare fino a 5000 al giorno) fa discutere. Come riporta “Il Mattino”, il report della fondazione Gimbe pone la Campania nell’ultima fascia (la fascia 5) e più specificamente al terzultimo posto in Italia per incidenza del numero di tamponi diagnostici eseguiti ogni 100mila abitanti: 25,3% con una media al giorno nel periodo compreso tra il 22 aprile e il 6 maggio, di 2723.
Un po’ poco rispetto ai numeri di Veneto e Friuli (regioni collocate in prima fascia con media tamponi al giorno per numero di abitanti, rispettivamente, di 166 e 157 contro appena 47 della Campania). Meno tamponi (rispetto ad altre zone del Paese) si fanno però in tutto il Sud (ultima in classifica è la Puglia), ma c’è anche da sottolineare che il Mezzogiorno è l’area d’Italia a soffrire meno per l’epidemia.