Fingersi single per ingannare l’amante è un reato. Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione: «far credere all’amante di essere single o divorziato quando non è vero è un fatto punibile penalmente». Tecnicamente si tratta di «sostituzione della persona». Ma c’è una scappatoia: per incorrere nel reato «non basta illudere il secondo partner di essere liberi da altri legami, si deve anche cercare un’utilità, come una convenienza economica o il semplice mantenimento di un rapporto sentimentale che altrimenti verrebbe perduto». Insomma, c’è una speranza, per i fedifraghi bugiardi, di cavarsela, ma il testo della sentenza lascia poca discrezionalità al giudice. In un modo o nell’altro, il «vantaggio o la convenienza» con l’amante ci sono quasi sempre. Ergo, attenti a quel che dite: il passo verso il carcere o una pesante ammenda è breve. La sentenza nasce dal ricorso di una amante, una donna che si era sentita imbrogliata: lui, già sposato, all’inizio della relazione le aveva fatto credere di voler stare con lei, di essere separato e di avere concrete possibilità di ottenere un annullamento del precedente matrimonio; lei lo aveva presentato in famiglia e aveva concepito un figlio. Ma quel divorzio non arrivava. Lui non l’aveva chiesto e anzi, messo alle strette, le aveva presentato un falso certificato di separazione creato al computer. Così avevano pianificato di sposarsi. Intanto anche la moglie vera era rimasta incinta.