Terribile, nefasto, negativo, tragico e chissà quanti altri aggettivi non proprio edificanti possono essere abbinati al 2020 che sta per terminare. Un anno caratterizzato dal maledetto Covid 19, un virus che ha cambiato la vita dell’intera umanità, lasciando purtroppo tanti morti nel mondo (più di 72mila solo in Italia, l’equivalente di un grande stadio pieno di spettatori).
Un anno in cui siamo stati costretti a convivere con alcune parole chiave, come mascherine, distanziamento sociale, restate a casa, assembramenti, DPCM, ordinanze (e “contro-ordinanze”), pandemia, sanificazione, tamponi e quarantena.
Quest’ultima riporta alla mente la descrizione dell’epidemia di peste in una delle opere più importanti nella storia della letteratura, I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. I paragoni con quest’epoca possono sembrare audaci (Manzoni scrisse il suo romanzo storico nell’800 ambientandolo nel ‘600), ma è anche vero che in tanti, durante quest’anno maledetto, abbiamo cercato conforto ed evasione nei libri (che siano contemporanei oppure “classici”).
Come drammaticamente manzoniana sembra l’immagine più triste di tutte: quella di Bergamo, dove un corteo notturno di camion dell’Esercito portava le salme in Emilia-Romagna per la cremazione.
Tuttavia, c’è un’altra parola chiave, che ci si augura sovrasterà presto il virus: vaccino. Ricordando ancora una volta I Promessi Sposi, il vaccino potrebbe svolgere la stessa funzione della pioggia purificatrice che consente a Renzo (contagiato ma poi guarito dalla peste) di poter finalmente sposare Lucia.
Ecco una citazione del XXXVII capitolo: “Renzo, in vece d’inquietarsene, ci sguazzava dentro, se la godeva in quella rinfrescata, in quel sussurrìo dell’erbe e delle foglie, tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre; metteva certi respironi larghi e pieni; e in quel risolvimento della natura sentiva come più liberamente e più vivamente quello che s’era fatto nel suo destino.
che, tra una settimana, si vedrebbero riaperti usci e botteghe, non si parlerebbe quasi più che di quarantina; e della peste non rimarrebbe se non qualche resticciolo qua e là; quello strascico che un tal flagello lasciava sempre dietro a sè per qualche tempo. Andava dunque il nostro viaggiatore allegramente, senza aver disegnato né dove, né come, né quando, né se avesse da fermarsi la notte, premuroso soltanto di portarsi avanti, d’arrivar presto al suo paese, di trovar con chi parlare, a chi raccontare…”.
Parole che sembrano scritte per rappresentare l’entusiasmo per l’arrivo del vaccino anti Covid, ad oggi il bene più prezioso al mondo per tornare a quella normalità tante volte rimpianta negli ultimi dodici mesi.
Con la speranza che luce in fondo al tunnel arrivi il prima possibile per tutti nel 2021, ovvero l’anno che verrà. E, come canta Lucio Dalla nella sua celebre canzone, “Io mi sto preparando, è questa la novità”.
Articolo pubblicato il: 29 Dicembre 2020 13:05