Mentre proseguono le polemiche per la sospensione “in via del tutto precauzionale e temporanea” del vaccino AstraZeneca (oggi la decisione dell’Ema sulla questione), l’Italia inizia a guardare anche agli anticorpi monoclonali come cura contro il Covid 19. Come stabilito dal commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo, sono state acquistate 150mila dosi per circa 100mila euro.
Ed è partita ufficialmente la sperimentazione negli ospedali. Si tratta di una terapia che verrà utilizzata per pazienti ad alto rischio, ultrasessantenni che abbiano sviluppato il virus da pochi giorni.
A differenza dei vaccini, i monoclonali prevedono una sola dose. Essi, sostengono gli scienziati, coprono anche tutte le varianti (esattamente come i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson and Johnson).
A dare l’ok al rifornimento delle dosi è stata l’Aifa: la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia del farmaco ha approvato l’utilizzo di due monoclonali, il Bamlanivimab di Eli Lilly e il Regeneron di Roche (utilizzato con successo dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump). L’Ema invece non si è ancora espressa.
Nonostante non tutti siano concordi sulla loro efficacia, gli anticorpi monoclonali possono rappresentare un punto di svolta. L’efficacia degli anticorpi, se somministrata nelle fasi iniziali della malattia, secondo gli studi fin qui condotti è molto alta: tre malati su quattro potrebbero averne ottimo beneficio.
Secondo i ricercatori di Vir Biotechnology e della britannica Gsk, la riduzione dei ricoveri e dei decessi in pazienti ad alto rischio si attesta intorno all’85%. L’efficacia di altri anticorpi, come quelli di Eli Lilly, si stima invece intorno al 70%.
Articolo pubblicato il: 18 Marzo 2021 10:08