Il Decreto Dignità dovrebbe passare al vaglio del Consiglio dei ministri questa sera. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio, dopo l’incontro con l’imprenditore Nino De Masi. “Il Cdm è stasera perché non c’è solo il decreto dignità da discutere, ma anche altri temi”, ha spiegato il ministro anticipando che il decreto conterrà “interventi sul contratto a tempo determinato e a tutele crescenti che è solo un primo passo”.
Nella bozza del Decreto Dignità sarebbe presente la norma sulle delocalizzazioni con maxi multe per le imprese che lasciano il Paese entro cinque anni “dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”.
Per un “più efficace contrasto alla ludopatia, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet”, si legge nella bozza del decreto Dignità, che dovrebbe passare al vaglio del prossimo Consiglio dei ministri.
“Dal 1° gennaio 2019 il divieto si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive ed acustiche
Nel decreto dignità non ci sarà la norma sull’abolizione dello staff leasing, ovvero l’opzione che permette alle aziende di assumere persone a tempo indeterminato per poter poi girarle attraverso contratti di somministrazione. Confermate misure su contratti a tempo determinato e a tutele crescenti e delocalizzazioni.
In materia di semplificazione fiscale, il decreto Dignità prevede, una modifica del redditometro, inoltre, per quel che concerne le “Disposizioni in materia di invio dei dati delle fatture emesse e ricevute”, con “riferimento all’adempimento comunicativo di cui all’articolo 21, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 i dati relativi al terzo trimestre del 2018 possono essere trasmessi entro il 28 febbraio 2019”. Infine, lo strumento dello split payment è abrogato. Lo split payment era stato introdotto con la legge di stabilità del 2015. Il meccanismo era il seguente: se un settore della pubblica amministrazione deve pagare un fornitore di beni e servizi, invece di versare l’Iva al fornitore (che, poi, deve girarla al fisco) la verserà direttamente all’erario. Questo per evitare la “tentazione” di evadere l’Iva, fenomeno purtroppo, molto diffuso.
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