“Sì, confermo la notizia. Verrò processato. Verrò processato per aver definito il ministro dell`Interno ‘ministro della Mala Vita’. Ribadisco la mia definizione, ne difendo la legittimità e vado con serenità a farmi processare. Io, cittadino come tanti, come tutti, sarò processato; il ministro, invece, si sottrae”. Così, Roberto Saviano in un articolo su ‘Repubblica’.
“Sono pronto a essere processato per un reato di opinione, cosi potrò ribadire quanto grave sia la strategia che sta portando questa politica a far coincidere lo Stato con il governo. Le divise continuamente indossate dal ministro, la querela che mi viene fatta su carta intestata – in modo che sia fatta dall`istituzione, dal ministero e non, quindi, da persona privata – mostrano che nella politica da Twitter, nella politica da 280 caratteri, spesso si smarriscono i confini”, prosegue l’autore di ‘Gomorra’.
“La strategia è la solita: permettere qualunque libertà d`espressione a chi non fa rumore, a chi si perde nel vociare ininfluente o generico e scegliere di punire e di perseguitare chi, invece, ha una voce che, per qualche ragione, si distingue e si diffonde con eco. E ancora, si preferisce punire per isolare, ed è un`evoluzione intelligente di quello che l`Italia ha già conosciuto nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931, con cui fu introdotto il reato di offesa al Duce (e furono 5000 i condannati per questo reato in Italia). Molti, troppi”, scrive ancora Saviano.
“Matteo Salvini, mentre lei scappa codardamente dal processo sul caso Diciotti, ci vedremo al processo nel quale sarò io l`imputato, ma le assicuro che non mi intimidisce e le prometto che con la parola ‘l`unico mezzo a mia disposizione’ non darò tregua alle sue continue bugie”, conclude.
Articolo pubblicato il: 20 Marzo 2019 18:00