Sono tante le donne che dopo il parto soffrono di depressione post-partum. Nove mesi di attesa e poi, la neomamma, anziché sentirsi felice per la piccola vita che ha generato, si sente triste, ansiosa, piange senza apparente motivo, non riesce a concentrarti come vorrebbe sul suo bambino.
Questi spesso sono i sintomi sottovalutati di depressione post-partum, un disturbo di natura psicologica che può manifestarsi a vari livelli di gravità: da forme lievi e transitorie che prendono il nome di baby blues, a depressioni conclamate e più durature, fino alla psicosi post-partum, decisamente più rara ma anche più grave che può causare casi di suicidio. E’ di pochi giorni fa una vicenda di cronaca di una giovane mamma affetta da depressione post-partum che dopo aver allattato il figlio si è lanciata nel vuoto.
Non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, anche perché le giovani mamme e soprattutto i loro familiari tendono a sottovalutare i sintomi.
“La nascita è per definizione un lieto evento e, in generale, si fa fatica a capire perché una neomamma dovrebbe stare male in un momento così importante. Invece è possibile e anche frequente,” spiega la psichiatra Franca Aceti, responsabile dell’Unità operativa di Igiene mentale delle relazioni affettive e del post-partum presso il policlinico Umberto I di Roma.
“I segnali più comuni riguardano il cosiddetto baby blues o maternity blues” afferma Mauro Mauri, direttore dell’UO di Psichiatria universitaria 2 dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e responsabile di un gruppo di ricerca dedicato alla depressione perinatale. “Si tratta di una sorta di tristezza del post-partum che colpisce in genere 3-4 giorni dopo la nascita del bambino e dura al massimo una settimana, durante la quale si può soffrire di umore labile, con facile tendenza al pianto, tristezza, ansia, irritabilità, difficoltà di memoria e concentrazione“.
Il baby blues non è un vero e proprio disturbo, ma una condizione quasi fisiologica e molto frequente, che può interessare fino all’80% delle mamme.
Nella grande maggioranza dei casi, questa tristezza passa da sola: basta stare vicino alla mamma, sostenerla, cercare di darle una mano se ha qualche difficoltà. A volte però, la tristezza persiste e diventa una vera e propria depressione post-partum, un disturbo che colpisce il 10-15% delle mamme e si manifesta in genere dal terzo mese al primo anno dopo il parto.
In questo caso i sintomi sono quelli tipici appunto della depressione: ansia e preoccupazione, umore abbattuto e depresso, con tendenza a vedere tutto nero, perdita di interesse o di piacere nel fare le cose, alterazioni del sonno.
“Inoltre ci sono manifestazioni legate in modo specifico alla maternità, come il senso di inadeguatezza rispetto al fatto di prendersi cura del bambino” precisa Aceti. In pratica, la mamma si sente incompetente e incapace di far fronte alle esigenze del piccolo.
Bisogna distinguere tra baby blues e depressione vera e propria. Nel primo caso, a entrare in gioco sono soprattutto i bruschi cambiamenti ormonali che intervengono nell’organismo della mamma subito dopo il parto e il forte stress psico-fisico legato a travaglio e parto. Altri fattori che possono contribuire sono la fatica fisica, una normale ansia legata all’aumento della responsabilità, l’eventuale presenza di contrasti con il compagno e i familiari rispetto alla gestione del piccolo.
Per quanto riguarda la depressione post-partum vera e propria, le cause non sono del tutto note, ma esistono alcuni fattori che possono facilitare l’insorgenza del disturbo. In particolare, sarebbero più a rischio le donne che hanno già manifestato in passato stati depressivi, quelle che hanno avuto disturbi psicologici, come attacchi di panico e altre psicosi, le donne che tendono a isolarsi rifiutando l’aiuto degli altri, quelle con disagi familiari anche legati al passato, le donne che non avevano programmato la gravidanza, quelle che hanno vissuto un trauma (come la perdita di un familiare o del lavoro) o che vivono condizioni socioeconomiche sfavorevoli, le donne soggette a sindrome premestruale, cioè a periodici cambiamenti di umore e disturbi come mal di testa e di pancia nei giorni precedenti l’inizio del ciclo.
A facilitare l’insorgenza della depressione può essere anche una tiroidite post-partum, una forma di infiammazione autoimmune della tiroide, che sembrerebbe essere la causa almeno nel 5 per cento dei casi di depressione post-partum.
Se ci si rende conto che qualcosa non va, che il tempo passa e sintomi come tristezza, angoscia, apatia, disturbi del sonno e così via non si allentano, la cosa migliore da fare è parlarne con qualcuno. Potrebbe trattarsi del medico di base, oppure di uno specialista psicologo o psichiatra, magari all’interno di strutture sanitarie presenti sul territorio, come i centri psicosociali o i consultori. Lo specialista consiglierà il da farsi, a seconda della gravità della situazione. “A volte, già il semplice fatto di parlarne con qualcuno migliora la situazione. Molte ansie e paure sono ingigantite dal fatto di tenerle nascoste, perché si pensa di essere le sole a provarle, quando invece sono piuttosto comuni” sottolinea Mauri.
Onda, Osservatorio nazionale per la salute della donna e di genere, con l’obiettivo di combattere la depressione nel periodo della gravidanza e dopo il parto, rinnova anche quest’anno la campagna ‘Un sorriso per le mamme’.
Il progetto, nato nel 2010, prevede un costante aggiornamento della rete di centri di riferimento in Italia per l’assistenza e la cura della malattia. Sulla pagina facebook ‘Un sorriso per le mamme’ le future madri e le neomamme hanno la possibilità di trovare i centri di supporto più vicini. Possono inoltre usufruire del servizio “L’esperto risponde” per chiedere supporto a uno specialista.
Articolo pubblicato il: 26 Giugno 2018 14:52