Dalle elezioni 2018 è venuto fuori uno scenario politico incerto. In questi giorni sono state fatte tante ipotesi e assisteremo a proposte e strategie politiche come in una partita a scacchi. Il procedimento è lungo ma già sono state fissate alcune date importanti per arrivare alla nomina dell’esecutivo.
La prima fase prevede nei prossimi giorni (8-9 marzo) la registrazione degli eletti in Parlamento per avere il tesserino da parlamentari.
La seconda fase prevede la distribuzione dei seggi nella Camera e nel Senato con la composizione dei gruppi parlamentari in base alle proclamazioni degli eletti. Così potrà essere chiaro il peso delle forze politiche. Il 23 marzo ci sarà l’elezione dei presidenti delle due Camere. Le presidenze di Camera e Senato verranno assegnate a due esponenti di forze politiche diverse.
L’elezione ha luogo a scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti. Dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti, computando tra i voti anche le schede bianche. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Qualora non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, comprese le schede bianche.
Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato detta maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa. A parità di voti è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età.
Dopo l’elezione dei presidenti delle due Camere entro il 25 marzo gli eletti devono aver comunicato a quale gruppo parlamentare vogliono iscriversi.
I presidenti di Camera e Senato per il 27 marzo convocano i deputati appartenenti a ciascun gruppo e quelli da iscrivere nel gruppo Misto. Successivamente, i gruppi eleggono i propri presidenti, vicepresidenti e comitati direttivi.
Siamo arrivati a fine marzo . Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e organizzati i gruppi parlamentari, l’attuale premier Paolo Gentiloni dovrà rassegnare le dimissioni al presidente della Repubblica. Il gesto è solo formale, almeno fino a quando non si giungerà a un accordo per formare il nuovo governo.
Ufficialmente il presidente della Repubblica inizierà le consultazioni, ma in via informale inizieranno prima per capire le intenzioni delle forze politiche. Il presidente della Repubblica, super parters, con la saggezza e l’esperienza cercherà di approfondire per nominare un Governo che abbia la fiducia del Parlamento.
Il presidente della Repubblica ha la facoltà di concedere un mandato ricognitivo. Non è escluso che possa chiamare di nuovo in causa Gentiloni. In precedenza è accaduto che abbia dato questo incarico al presidente del Senato o della Camera. Oppure potrebbe dare un incarico esplorativo alla personalità che si ritiene possa avere già o trovare una maggioranza, come poi avvenne, nel 2013, con Letta. E’ possibile che in caso di fallimento le forze politiche possano chiedere di tornare al voto.
Dopo le consultazioni del presidente della Repubblica la persona da lui indicata dovrà accettare formalmente di guidare l’esecutivo, presentare la lista dei ministri, giurare al Quirinale e chiedere la fiducia di Camera e Senato. La nuova legislatura inizierà dunque dopo Pasqua.
Articolo pubblicato il: 6 Marzo 2018 23:36