Per presentare il programma del Pd, il segretario Matteo Renzi ha scelto l’Opificio Golinelli di Bologna, un edificio recentemente ristrutturato dove l’industriale Marino Golinelli, 97 anni, ha creato una cittadella della scienza in cui si organizzano iniziative culturali, didattiche e divulgative. “E’ una delle personalità più giovani che ho conosciuto negli ultimi anni”, ha detto Renzi.
In platea una buona fetta dello stato maggiore del partito, a cominciare da Lorenzo Guerini e Piero Fassino, il ministro Dario Franceschini e quasi tutti i candidati del Pd dei collegi dell’Emilia-Romagna, fra cui Lucia Annibali e Carla Cantone. “Gli altri promettono il paese dei balocchi, noi abbiamo un altro programma”, è lo slogan scelto per l’iniziativa. Il programma è composto da 100 punti. I “cento piccoli passi per l’Italia”, come li ha definiti il candidato premier nel suo programma “credibile, sostenibile, realizzabile”.
Tra questi, uno dei piu’ importanti resta quello della riduzione del costo del lavoro attraverso un taglio strutturale di 4 punti dei contributi (dal 33% al 29%). Ma anche una “buonuscita compensatoria” per i contratti a tempo determinato che non vengono stabilizzati. “Il lavoro a tempo indeterminato – si legge – vale di più, deve costare di meno”. Prevista anche “una tessera gratuita di sei mesi per viaggiare sui treni per chi perde il posto di lavoro“. E ancora, “un unico sostegno universale alle famiglie. Una misura fiscale unica che preveda 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni”.
Parole che oggi Matteo Renzi a Scandicci (Firenze), dove ha aperto la campagna elettorale nel collegio uninominale del Senato, ha rilanciato. “Contro chi vive con competizione e odio la campagna elettorale noi viviamola con leggerezza”. “Finalmente i candidati devono tornare sul territorio: ieri ho visto un tweet dei Cinque stelle dove si invitava a cercare colpe e difetti, degli altri. Io voglio fare una cosa diversa – ha detto –. Se c’è un candidato M5s ditelo, non parlando male degli altri, non attaccandoli, tanto a questo ci pensano da soli. Alla fine premieremo il peggior striscione che apparirà contro di me: per ora vince ancora quello sul Ponte Vecchio, ‘cambia il tubo non la costituzione”, apparso prima del referendum ricordando quanto successo su Lungarno Torrigiani.
Articolo pubblicato il: 3 Febbraio 2018 11:32