Dalle prime analisi sui resti ossei ritrovati sotto il pavimento della Nunziatura apostolica di via Po a Roma, risulta che essi non appartengono né a Emanuela Orlandi né a Mirella Gregori. I resti avrebbero una datazione precedente al 1964 e gli esami hanno isolato DNA non utilizzabile per comparazioni perché deteriorato, ma che presenta il cromosoma maschile Y. Così Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “Vorrei aspettare la fine degli esami e capire lo spartiacque così netto del 1964. E perché c’erano quelle ossa”.
La verità sul caso Emanuela Orlandi potrebbe passare dalla Campania. Come riporta “Il Mattino”, ci sono elementi concreti per ritenere che le ossa recentemente ritrovate sotto il pavimento della Nunziatura apostolica di via Po a Roma appartenessero a persone decedute meno di 60 anni fa. Così, la polizia scientifica di Roma ha inviato i campioni ossei al laboratorio Circe di San Nicola La Strada, dipartimento dell’università Vanvitelli.
Lì si esegue infatti la prova del carbonio 14, l’esame che data le ossa, soprattutto su resti ritenuti risalenti a persone morte dagli anni ’60 in poi. Ci sono dunque seri motivi per ritenere che le parti di scheletro possano essere i resti di qualcuno morto in tempi relativamente recenti, e non secoli fa, come si ipotizza ormai da settimane.
Il pool che analizzerà le ossa è coordinato da Fabio Marzaioli, del Dipartimento di Matematica e Fisica diretto dal professor Lucio Gialanella. La delega al Circe è avvenuta perché dei tre istituti italiani convenzionati con la direzione generale della Scientifica, quello casertano è l’unico che esercita l’applicazione giudiziaria degli esperimenti, la fisica forense.
La specializzazione del laboratorio è la datazione di reperti risalenti a periodi successivi il 1960, con l’uso di un acceleratore, e quindi di scheletri relativamente giovani, e gli esami consentono di stabilire, in un solo test, sia l’età dell’individuo che il periodo della morte. Il margine di errore sulla durata della vita dell’individuo cui sono appartenute le ossa va da uno ai tre anni.
Foto all’interno: “Belvederenews”
Articolo pubblicato il: 24 Novembre 2018 10:52