Enzo Attanasio, nella fiction il “Commissario Ricciardi” su Rai Uno, è stato ancora una volta capace di mettere in luce tutte le doti interpretative di un attore duttile e versatile.
Enzo Attanasio, per evidenziare la sua bravura di attore, non aveva certo bisogno della prova sostenuta nella prima puntata del “Commissario Ricciardi” su Rai Uno. Tuttavia, grazie alla nuova esperienza accanto a Lino Guanciale con la fiction tratta dall’opera di Maurizio De Giovanni, l’artista è stato ancora una volta capace di mettere in luce tutte le doti interpretative di un attore duttile e versatile in grado di calarsi agevolmente nei più variopinti personaggi.
Nato a Portici nel 1973, Attanasio, dopo essersi formato accanto a personaggi come Aldo Giuffrè e Bruno Garofalo, durante la sua carriera ha maturato molte significative esperienze tra teatro, cinema e tv.
E’ stato diretto, tra gli altri, da registi come Antonio Capuano, Gianluca Ansanelli, Carlo Carlei, Vincenzo Borrelli, Giacomo Rizzo, Pietro Pignatelli, Gianfranco Gallo, Gaetano Liguori, Luca Saccoia e Corrado Ardone. Dopo essersi cimentato anch’egli come valido regista, ha pure diretto artisticamente alcuni teatri e laboratori trasformandosi spesso in organizzatore di eventi culturali.
Cosa può dirci di questa sua nuova esperienza su Rai Uno nella serie del “Commissario Ricciardi”?
«E’ stato un piacere far parte di questa prima puntata del “Commissario Ricciardi”. Ho potuto creare un personaggio dalla vita breve ma intensa, il tenore Arnaldo Vezzi, grazie ad Alessandro D’Alatri, regista di grande qualità e umanità. Affronto un personaggio con lo studio, la cura del particolare, lavorando sempre “per sottrazione”, cercando la misura giusta e l’essenza di quel tipo umano che porto in scena o sul set.
Ecco la lezione che ho imparato in questi anni, però senza prendersi troppo sul serio e rimanendo con i piedi ben piantati per terra. E’ una continua prova fare bene il proprio lavoro d’attore ma soprattutto essere artisti. Le belle occasioni, come questa, non sono tante e con la pandemia quasi nulle, ecco perchè ne sono tanto felice».
Qual è il suo punto di vista sul teatro in streaming come rimedio per le restrizioni sanitarie?
«Credo che un attore debba sempre essere aperto alla sperimentazione, al nuovo, ai diversi strumenti che ci vengono offerti ma anche essere onesto con se stesso e con il pubblico. Allo streaming come sostituto del teatro dico un no convinto. Invece dico sì a “nuove forme d’arte” e di intrattenimento.
Ho amato molto la formula del “teatro in diretta” usata da Vincenzo Salemme. Mi ha emozionato “Piazza degli eroi” voluta dal direttore dello Stabile Roberto Andò, con il maestro Carpentieri e la mia amica Imma Villa, grande attrice.
Con buoni ingredienti: ottima Compagnia e allestimento, regia televisiva discreta ed elegante, il teatro registrato può esistere. E’ sempre esistito, Eduardo docet e dobbiamo ringraziare in primis la Rai. Può essere di certo documento, più difficile che sia capace anche di emozionare. I fattori tecnici e umani sono tanti.
Oggi abbiamo anche la fortuna di tecnologie importanti e grandi professionisti. Vorrei citare come esempio la nostra concittadina Barbara Napolitano, regista Rai, sensibile e preparata. Speriamo di tornare a teatro presto, intanto capiamo come stare vicini al pubblico senza tradirlo».
Ci può parlare del suo impegno con la lotta della categoria degli attori, ancora una volta vittima e non solo per il Covid?
«Vengo da una famiglia da sempre impegnata in politica, territorio e sindacato. Per me essere professionista significa amare questo lavoro e conoscerlo in tutti i suoi aspetti. Mi sono sempre occupato anche di organizzazione e della parte definita noiosa dell’arte.
La burocrazia è un muro di gomma, inutile prenderla a cazzotti, ce li restituirà. Bisogna comprenderla per asservirla ai nostri bisogni e diritti. Anni fa, insieme ad altri cari colleghi, citerò Arduino Speranza per tutti, ho partecipato alla fondazione del “Registro di Categoria Attrici e Attori Professionisti Campani” e continuo il mio impegno personale pur avendo lasciato il consiglio direttivo.
Credo nella forza di tutte le iniziative nate tra i lavoratori dello spettacolo. Innanzitutto il sindacato Slc Cgil di Napoli e Campania, l’associazione Unita, il Registro Attori nazionale. Vogliamo tutti la stessa cosa: tutelare i diritti di lavoratori troppo spesso ignorati. Prego il pubblico di comprendere che gli attori non sono solo i divi, giustamente amati e con potere contrattuale ma tantissimi artisti sconosciuti che lavorano e vanno rispettati.
Io ho deciso di essere solidale con tutti i colleghi offrendo la mia piccola “esperienza burocratica”. Indicazioni e videotutorial per aiutare a districarsi nelle sabbie di domande spesso complicate nella compilazione. Continuerò a farlo sempre, anche dopo la pandemia. Un tempo si diceva “la legge non ammette ignoranza” ma come scrive Eduardo nel “Sindaco”: “Io difendo l’ignorante”.
Il primo ignorante in tante materie sono io. Speriamo che queste battaglie portino a conquiste importanti: un registro degli attori professionisti, tutele sociali specifiche per un lavoro intermittente come il nostro, una legge quadro sulla cultura e lo spettacolo più aderente alla realtà, in continua trasformazione. Per me essere attore significa impegno e gioia nel diffondere bellezza».