La 66°edizione del Ravello Festival ha dunque aperto le porte alla grande musica, con il concerto inaugurale del 30 giugno scorso dove, sullo spettacolare palcoscenico del belvedere di Villa Rufolo appositamente allestito ogni anno nei giardini della villa omonima, si è esibita la prestigiosa Philharmonia Orchestra di Londra.
Un’orchestra che nel corso della sua lunga e fortunata carriera è stata diretta da personaggi del calibro di Herbert von Karajan, Otto Klemperer, Riccardo Muti e Giuseppe Sinopoli, fino al quinto Direttore Musicale attuale, Era-Pekka Salonen, direttore di fama mondiale che guida dal 2008 questa celebre formazione inglese, fondata nel 1945 dall’impresario e produttore inglese Walter Legge, ha affrontato un programma con musiche di Wagner.
Tutti sappiano quanto questo nome sia legato alla città di Ravello, e alla celebre esclamazione del maestro tedesco che alla vista dei giardini di Villa Rufolo pronunciò queste parole: “Finalmente il giardino di Klingsor è trovato!”. Era il 26 maggio del 1880, una data che cambiò per sempre il destino di Ravello consacrandola città della musica. E nel nome di Wagner il direttore della sezione musica, Alessio Vlad (ricordiamo che sezione di Danza e Jazz sono curate rispettivamente da Laura Valente e Maria Pia De Vito) ha voluto fortemente un programma tutto wagneriano.
Con il celebre Preludio tratto dall’opera “Tristano e Isotta” si è aperto ufficialmente il Ravello Festival 2018, un dramma dove è l’amore ad essere il fulcro centrale nel pensiero profondo dell’autore influenzato e affascinato, nello stesso tempo, dalla lettura di Schopenhauer che forse rappresenta la radice sulla quale si innesta la vicenda del dramma.
L’esecuzione di questa celebre pagina orchestrale è stata perfetta, con pause molto lunghe e intense che, nonostante lo spazio aperto, hanno coinvolto lo spettatore nel magico incanto di questa musica che ha continuato a far sognare anche con la struggente “Morte di Isotta”, completando in tal modo uno dei motivi più belli e conosciuti di Wagner.
Di medesima fattura, anche la convincente e felice prova del baritono James Rutherford, che con lo struggente “Addio di Wotan” ci ha catapultat nella prima giornata delle celebre Teatralogia wagneriana, “L’Anello del Nibelungo”, ed esattamente nella “Valchiria”(1870), quando il dio Wotan rivolge il suo ultimo saluto alla figlia più amata, la valchiria Brùnnhilde, condannata a diventare mortale e ad addormentarsi su una roccia in attesa del suo eroe e sposo, Sigfrido.
Molto convincente anche la brava e bella soprano Michelle DeYoung che ha interpretato l’Olocausto di Brunnhilde, con determinazione e padronanza di linguaggio. La serata si è poi conclusa con un insolito finale che ha sostituito il consueto bis, che proprio non era il caso di fare, con la torta di compleanno portata sul palco per festeggiare i 60 anni del direttore d’orchestra, che non dimenticherà tanto facilmente una serata così magica che solo in un luogo come Ravello può succedere. Non poteva iniziare nel migliore dei modi, un festival come questo che si annuncia pieno di sorprese e di meritati successi.
Articolo pubblicato il: 2 Luglio 2018 19:39