giovedì, Dicembre 26, 2024

Falsi invalidi nel Casertano: 40 persone indagate per truffa all’Inps

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Santa Maria Capua Vetere: conclusione delle indagini nei confronti di 40 soggetti indagati, a vario titolo, di truffa all’INPS per ottenere illecitamente prestazioni economiche nel settore delle invalidità civili.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere, al termine di una complessa e prolungate attività d’indagine delegata ai finanzieri della Compagnia di Caserta, ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini a 40 soggetti indagati, a vario titolo, per truffa all’INPS allo scopo di ottenere illecitamente prestazioni economiche nel settore delle invalidità civili.

I meticolosi accertamenti investigativi, svolti anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di individuare un’associazione a delinquere capeggiata da un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere che gestiva illecitamente numerose pratiche previdenziali e assistenziali, per far ottenere ai propri clienti il riconoscimento, anche in via giudiziale, di assegni e pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento non dovute, grazie all’utilizzo di false certificazioni mediche e false perizie medico-legali. Nove indagati sono ora accusati di aver fatto parte di un vero e proprio gruppo criminale, seppure con ruoli e responsabilità ben definite:

  • l’avvocato casertano, promotore e organizzatore del sistema truffaldino che gestiva, direttamente o indirettamente, le pratiche per il riconoscimento dell’invalidità civile, pretendendo, in caso di esito favorevole, il 40-50% delle somme liquidate giudiziariamente;
  • una titolare di un patronato in Casapulla, che reclutava soggetti interessati ad ottenere illecitamente le provvidenze pubbliche;
  • un dipendente del Comune di Caserta, che reclutava anch’esso possibili “clienti” per l’associazione e forniva ai propri sodali informazioni anagrafiche di cui veniva in possesso per il ruolo ricoperto nell’ente locale;
  • un funzionario dell’Inps, all’epoca con delega a rappresentare l’Istituto di Previdenza Sociale nel contenzioso giudiziario, di fatto collaboratore dello studio professionale dell’avvocato promotore del sistema illecito, al quale forniva anche informazioni riservate in cambio di una remunerazione fissa mensile;
  • un collaboratore dello studio legale, che teneva i rapporti con i medici compiacenti;
  • quattro medici, di cui un cardiologo e un neurologo in servizio all’ospedale di Caserta e un geriatra e un neurologo in servizio presso l’ASL di Caserta e operanti presso i poliambulatori di Piedimonte Matese e di Caiazzo, che rilasciavano con abitualità certificazioni false, talora ricevendo in cambio somme di denaro, quantificabili in 150 – 250 euro a certificato.

Falsi invalidi nel Casertano: 40 persone indagate per truffa all’Inps

Il modus operandi era ben collaudato: trovati i soggetti interessati, il funzionario dell’Inps preparava i ricorsi contro il suo stesso Ente di appartenenza che venivano poi prodotti in giudizio dall’Avvocato. A seguire, venivano attivati i medici che producevano le false certificazioni necessarie ad attestare la sussistenza di patologie inesistenti o più gravi di quelle realmente sofferte, di tipo cardiologico, geriatrico e neurologico, al fine di far risultare falsamente un grado di invalidità idoneo a far raggiungere le percentuali richieste dalla normativa di settore per l’accesso alle prestazioni previdenziali e/o assistenziali non dovute. Detta documentazione sanitaria veniva poi utilizzata nel contenzioso contro l’I.N.P.S., inducendo così in errore i Giudici del Lavoro che, a seguito delle indicazioni fornite dai CTU, condannavano l’I.N.P.S. ad erogare somme di denaro ai ricorrenti, a titolo di arretrati e di indennità di accompagnamento.

Gli esiti dell’indagine, corroborati anche da successive visite di revisione compiute dall’Inps, parte lesa dal sistema truffaldino, hanno permesso di accertare la corresponsione di provvidenze non spettanti per almeno 27 casi risalenti al 2016.

Le numerose attività di osservazione, controllo e pedinamento dei soggetti beneficiari hanno poi confermato la fittizietà delle patologie lamentate, del tutto incompatibili con la mobilità accertata, atteso che i soggetti definiti invalidi gravi non autosufficienti in realtà venivano sorpresi a fare la spesa in autonomia e perfino a guidare l’auto con sicurezza, anche in strade trafficate.Falsi invalidi nel Casertano: 40 persone indagate per truffa all’Inps Nel corso dell’indagine, non sono mancati neanche ulteriori episodi delittuosi, ora contestati formalmente ai responsabili, come il caso del dipendente del Comune di Caserta che otteneva dal medico compiacente un certificato falso per non andare a lavoro o come il caso di un agente della Polizia di Stato in forza alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura che, in cambio del buon esito della pratica di invalidità della moglie, si informava sull’esistenza di indagini in corso nei confronti della consorteria criminale e avvisava poi il dipendente del Comune di Caserta coinvolto, che si interessava anche presso la P.M. di Caserta per fargli ottenere due permessi di accesso alla ZTL del centro cittadino.

Al termine delle indagini penali, poi, i finanzieri procedevano anche alla verifica della posizione fiscale dell’avvocato a capo dell’organizzazione investigata accertando anche l’utilizzo di fatture false nelle dichiarazioni fiscali presentate per gli anni dal 2011 al 2014, nonché il possesso ingiustificato di un timbro riportante il simbolo della Repubblica e l’intestazione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Alla luce di tutte le fonti di prova così acquisite ora gli indagati dovranno difendersi dalle accuse di associazione a delinquere, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, falsità ideologica e materiale.

Le attività di osservazione e pedinamento disposte nel corso delle indagini hanno consentito di verificare che i soggetti che avevano richiesto o ottenuto indennità previdenziali/assistenziali, in particolare l’indennità di accompagnamento, svolgevano normalmente e in autonomia le quotidiane attività, sebbene la certificazione medica agli stessi rilasciata attestasse le seguenti e gravi patologie e stati invalidanti: “Avanzato stato dì decadimento cognitìvo-demenzìale che lo rende non autonomo nelle comuni attività quotidiane e bisognevole di assistenza e controlli continui. Allo stato rallentamento psicomotorio, disturbi cognitivi. Non autosufficiente nelle attività quotidiane di base, necessita di assistenza continua-demenza con disturbi comportamentali. Non ben orientato nel tempo, impaccio motorio. Non autosufficiente, necessita di assistenza e supervisione”.

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