Avanti con l’e-fattura, nonostante i dubbi sulla privacy. Nella commissione Finanze del Senato, dove è all’esame il decreto fiscale collegato alla manovra la maggioranza sembra intenzionata a confermare l’obbligo di fattura digitale tra privati dal prossimo 1 gennaio. Rinviare la misura costerebbe troppo per le casse dello Stato. Grazie al documento elettronico, infatti, si prevede un recupero di evasione di circa 1,9 miliardi di euro in un anno.
Venerdì scorso, come riporta LaPresse, il Garante della Privacy aveva sollevato una serie di dubbi, rilevando che l’Agenzia delle Entrate conserverà non solo i dati obbligatori a fini fiscali, ma la fattura vera e propria, che “contiene di per sé informazioni di dettaglio ulteriori sui beni e servizi acquistati, come le abitudini e le tipologie di consumo” o “addirittura la descrizioni delle prestazioni sanitarie o legali”. Quello dell’Authority è un avvertimento, e toccherà all’Agenzia correggere in corsa. Quasi sicuramente, comunque, verranno esclusi dall’obbligo di e-fattura farmacie e medici, che già usano lo scontrino digitale, legato al codice fiscale.
Un emendamento presentato lunedì sera prevede una riformulazione di quanto si deve pagare al fisco in caso di liti pendenti con l’Agenzia delle Entrate. Sarà previsto il pagamento del 90% della controversia (senza poi dover pagare sanzioni o interessi), in caso di presentazione del solo ricorso. Si potrà versare il dovuto in cinque anni. Dopo il primo grado, nel caso l’Agenzia dovesse perdere, si prevede il pagamento del 40% che, in caso di vittoria al secondo grado, scenderebbe al 15%. Se poi c’è una ‘doppia conforme’ (con vittoria del contribuente nei primi due gradi di giudizio), il dovuto si ridurrebbe addirittura al 5%.
Nel dl Fisco non ci sarà l’estensione della sanatoria agli avvisi bonari. Anche in questo caso, come per l’e-fattura, la motivazione è legata alle coperture: si stimano entrate ritenute necessarie alle casse pubbliche. Sono invece in corso di scrittura, e saranno formalizzate in Senato, le misure relative alle cosiddette irregolarità formali e lo stop al condono permesso con dichiarazione integrativa (lo stop è stato deciso in un vertice di governo lo scorso giovedì sera). La dichiarazione integrativa è prevista nell’ormai celebre articolo 9 del provvedimento, che in una prima stesura era stato forse modificato da una misteriosa ‘manina’.
Martedì mattina, alle 10, la commissione dovrebbe iniziare il voto degli emendamenti sui 27 articoli del Decreto. Durante la seduta di lunedì sera è stato presentato un pacchetto di 6 emendamenti riformulati e 4 proposte di modifica dal relatore Emiliano Fenu. Tra queste ultime, c’è la proposta di inserire l’art. 23-bis con ‘Misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultralarga’: si tratta di un emendamento che spinge verso la rete pubblica Tim-Open Fiber cui tiene il governo M5S-Lega.
Articolo pubblicato il: 20 Novembre 2018 17:45