È Martina Romano, studentessa del corso di Laurea in Ingegneria Informatica all’Università degli Studi di Napoli Federico II, la vincitrice della sesta edizione di “Amazon Women in Innovation”, la borsa di studio promossa e finanziata da Amazon per aiutare le giovani studentesse di discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) a inserirsi nel settore dell’economia digitale, dell’innovazione e della tecnologia.
La giovane meritevole – insieme alle vincitrici degli altri sei Atenei italiani coinvolti nell’iniziativa di Amazon – usufruirà di un finanziamento di €6.000 per l’anno accademico 2023/24, con possibilità di rinnovo nei successivi due anni, assieme all’opportunità di disporre di una mentor Amazon, una manager dell’azienda con cui confrontarsi per sviluppare competenze utili per il proprio futuro percorso professionale: dalle tecniche per creare un curriculum efficace, ai consigli per affrontare un colloquio di lavoro.
Chi è la vincitrice di “Amazon Women in Innovation” per l’Università Federico II di Napoli.
19 anni e una passione ereditata dal padre: quella per lo studio delle materie scientifiche. “Sono nata e vivo tuttora a Napoli, dove ho frequentato il liceo scientifico. Una volta conclusi i cinque anni di scuola superiore non avevo ancora un’idea chiara sul mio percorso all’università. In famiglia il suggerimento di iscrivermi a Ingegneria Informatica è venuto da mio padre”.
Su questo, ora Martina Romano non ha dubbi: al primo anno di Ingegneria Informatica all’Università Federico II di Napoli, è lo studio dei calcolatori elettronici la sua materia preferita. In futuro sogna un lavoro nell’ambito della cyber security, ma prima uno, o forse due, periodi di studi all’estero: “due erasmus, triennale e magistrale. Non posso ancora fare programmi sul secondo, il primo invece vorrei che fosse in Olanda e poi un periodo di lavoro in America, chissà”.
Tra i modelli aspirazionali di Martina suo padre e le sue professoresse. “I miei modelli sono le persone con cui mi confronto ogni giorno, che mi hanno aiutato a scegliere questo percorso di studi e che quotidianamente mi stimolano a fare del mio meglio”. Tra queste anche la docente che l’ha informata sulla possibilità della borsa di studio: “Non pensavo di vincerla, è stata fortuna…anzi, bravura”.
Se al liceo il numero di ragazze e ragazzi si equivaleva, ora all’università nel suo corso le studentesse sono solo 1/4 del numero complessivo: “è un dato fattuale, eppure cerco di trarre il meglio da questa condizione: in poco tempo ho aumentato il numero di amici maschi, che in università non mi fanno mai sentire parte di una minoranza. E colgo una certa delicatezza anche da parte delle nostre professoresse che si rivolgono a noi studentesse con grande attenzione e sensibilità”.
Nonostante il suo sia un percorso ancora in divenire, Martina sa già quali siano i punti su cui in futuro non potrà né vorrà transigere: “Alla mia azienda del futuro chiedo flessibilità, assieme a un congedo parentale equo”.
Alle sue coetanee, e alle “nuove leve” desiderose di intraprendere un percorso di studi nelle STEM, ma insicure delle proprie capacità, Martina rivolge un consiglio: “L’inferiorità che percepite è esclusivamente numerica, e non è una motivazione sufficiente per rinunciare a un percorso che, a tutti gli effetti, vi sembra il più adatto a voi. Mi rivolgo anche a tutte quelle ragazze che alle scuole superiori non hanno frequentato il liceo scientifico: all’università partiamo tutti dallo stesso livello. Non è una gara, ma un gioco di squadra e lungo il percorso si possono cogliere grandi soddisfazioni”.
Articolo pubblicato il: 23 Luglio 2024 10:00