Rubrica a cura di Gianmarco Giugliano
E dopo sei mesi è arrivata una sconfitta: prima o poi doveva arrivare. È arrivata al debutto in Champions contro una squadra, lo Shaktar, ben organizzata, veloce, capace di sfuggire al pressing partenopeo, capace di imbrigliare il centrocampo, facilitata da una migliore condizione fisica e da quella sorta di “appagamento” di cui ha parlato Sarri nel commentare la prestazione.
Meglio analizzare l’approccio alle partite del Napoli dopo la vittoria nei play off: contro Atalanta, Bologna e Shaktar il Napoli ha iniziato svogliato e l’impressione è stata quella di vedere gli avversari con più voglia di giocare e vincere. La famosa “cazzimma”, termine molto in voga nel girone d’andata dello scorso anno e che sarebbe bene riprendere, è mancata.
La capacita di segnare nella ripresa non dipende tanto dal Napoli quanto dalle energie spese dall’avversario nei primi 45 minuti e nel tentativo di arginare il gioco di Sarri. Per fermare il Napoli, oltre alla concentrazione, ci vuole un gran dispendio di energie: essere sempre vicini ai centrocampisti ed anticiparli, riuscire a smarcarsi per evitare il pressing avanzato degli azzurri ed essere rapidi per infilarsi tra le maglie di una difesa che gioca all’altezza del centrocampo. Per quanta “forma” fisica ci possa essere, prima o poi essa cala ed il Napoli colpisce.
Tutto questo deve far riflettere, come anche le parole di Sarri a fine partita: il mister non ha parlato di errori dei singoli ma ha evidenziato come l’approccio alle partite sia stato sbagliato. Il problema è, quindi, mentale ed è nato dopo la conquista dei gironi di Champions. Ci può stare, basta che questo “appagamento” finisca qui. L’unica differenza, quindi, rispetto alle prime tre partite della stagione è stato di approccio mentale: concordo con l’allenatore.
Si riparte domenica col Benevento: guai a pensare di aver già vinto prima di giocare! Ricordo una partita dolorosissima: Napoli Sassuolo 1-1. Era il primo anno di Benitez, il Napoli era a punteggio pieno ed il Sassuolo ultimo a zero punti reduce, tra l’altro, da una sconfitta in casa contro l’Inter per 0-7. Delusione cocentissima che non deve essere dimenticata: “gli occhi della tigre” come gridava l’allenatore a Rocky Balboa ci devono sempre essere; senza voglia di vincere e di dimostrare all’avversario sul campo la propria superiorità, non si va da nessuna parte. Al contrario anche l’avversario più forte può essere battuto. Ed allora torna cattivo, caro Napoli, azzanna l’avversario dal primo minuto, divertiti a giocare come sai fare, corri, lotta e non sentirti “appagato” (che brutta parola…): potete fare la “storia”, fatela!
Ed allora non resta che sperare nel cambiamento sin da domenica al San Paolo con un unico grido da urlare forte e deciso: FOZZZZZA NAPOLI!!!
Articolo pubblicato il: 14 Settembre 2017 16:18