venerdì, Aprile 11, 2025

Francesco Cicchella all’Augusteo tra passato e futuro

Francesco Cicchella, con il suo nuovo spettacolo “Tante belle cose”, riesce a fondere il riso con la riflessione, costruendo un gioco di specchi tra passato e futuro che incanta e coinvolge. In scena fino al 9 marzo al Teatro Augusteo.

C’è un’arte che diverte e un’altra che scava nel profondo, ma quando le due dimensioni si incontrano sul palco, il risultato è un’esperienza totalizzante. Francesco Cicchella, con il suo nuovo spettacolo “Tante belle cose”, riesce a fondere il riso con la riflessione, costruendo un gioco di specchi tra passato e futuro che incanta e coinvolge.

In scena fino al 9 marzo al Teatro Augusteo, il one man show dell’artista napoletano si fa metafora esistenziale, un viaggio interiore travestito da spettacolo leggero, ma con radici profondamente affondate nella psiche umana. Sin dalle prime battute, Cicchella si sdoppia: da un lato l’uomo maturo esageratamente invecchiato ospite di un talk show nel futuro, intento ad annunciare il ritiro dalle scene; dall’altro, il giovane artista che si muove tra i ricordi, ripercorrendo la propria carriera.

Ma chi è, davvero, Francesco Cicchella? E chi siamo noi, quando ci guardiamo attraverso il prisma del tempo? La struttura narrativa, che sfiora il linguaggio cinematografico, costruisce una tensione costante tra il sé presente e il sé immaginato, in una dinamica che ricorda le teorie psicologiche sull’identità fluida e sul continuo rimodellarsi dell’io. Un elemento cardine dello spettacolo è il rapporto tra l’artista e il sistema mediatico. Attraverso il dialogo con un conduttore televisivo ossessionato dallo scoop e dalla ricerca del dramma, Cicchella sfida il mondo dell’informazione-spettacolo, denunciandone la superficialità e il sensazionalismo.

Qui la comicità si fa graffiante, un’arma sottile per svelare le contraddizioni della società contemporanea, in cui il valore di un artista sembra misurarsi più in like che in talento. Ma è nei suoi virtuosismi mimetici e musicali che Cicchella regala i momenti di maggiore esaltazione scenica. Da Geolier a Ultimo, passando per Gigi D’Alessio e il tormentone in video con Albano e i suoi acuti, ogni imitazione non è mai una semplice caricatura, bensì un’interpretazione profonda dell’anima musicale dei personaggi.

La musica diventa così un filo conduttore che lega passato e presente, spaziando dal classicismo di Renato Carosone e di Sinatra, alla modernità di Achille Lauro prima maniera, senza perdere mai quella verve che è cifra stilistica del performer. Fondamentale il contributo dei compagni di scena, Vincenzo De Honestis e Yaser Mohamed, e della band composta da Elio Severino, Emilio Silva Bedmar, Gino Giovannelli, Umberto Lepore e Guido Della Gatta, che donano allo spettacolo un’energia live capace di trasformare il palco in una continua sorpresa sonora e visiva.

La scrittura, curata dallo stesso Cicchella con Gennaro Scarpato, rivela un equilibrio perfetto tra il ritmo comico e la profondità narrativa, alternando leggerezza e introspezione senza mai cadere nella prevedibilità. Ma ciò che rende “Tante belle cose” uno spettacolo memorabile è la sua capacità di lasciare un segno oltre il sipario. Perché il tempo, nel racconto di Cicchella, non è solo un espediente narrativo, ma il vero protagonista: il tempo che passa, che deforma, che definisce chi siamo e chi avremmo potuto essere.

In questo viaggio tra ieri, oggi e domani, il pubblico ride, si emoziona e, forse, si riconosce. Perché in fondo, la grande arte è proprio questa: un riflesso in cui ognuno può ritrovare un pezzo di sé.

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