mercoledì, Dicembre 25, 2024

Gianfelice Imparato: “questa pandemia renderà il teatro ancora più marginale”

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Gianfelice Imparato: “siamo riusciti a chiudere la fiction giunta alla terza stagione “I Bastardi di Pizzofalcone” che credo sarà trasmessa su Rai 1 tra gennaio e febbraio del 2021”. 

Straordinariamente diviso tra il teatro, i film d’autore e quel fortunato scenario televisivo di matrice napoletana, Gianfelice Imparato, ribadisce, anche nei momenti più difficili, come quello che si sta vivendo per il Covid, il suo grande  attaccamento alla recitazione, che sempre con lui si trasforma in prove artistiche di ammirevole qualità.

Dagli esordi del 1976 con Mico Galdieri, ai lavori con Carlo Cecchi, Marco Bellocchio, Ettore Scola, Mario Monicelli, Nanni Loy e Nanni Moretti, l’attore Imparato ha sempre evidenziato una verve artistica inimitabile.

Una scalata, la sua, giunta davvero in alto con le affermazioni come regista e commediografo, consacrate da quel meraviglioso testo del 1993 “Casa di Frontiera” e poi, con l’accesso dalla porta principale alla corte di Luca De Filippo. Oggi, dopo la scomparsa di Luca, è proprio lui, insieme alla vedova Carolina Rosi che la dirige, a rappresentare al meglio la “Elledieffe -Compagnia Teatrale di Luca De Filippo” nel nome del grande figlio d’arte scomparso e di quel gigante del teatro che fu Eduardo.

Ma è anche in quella Napoli diventata meraviglioso set all’aperto che, Gianfelice, dopo aver preso parte a tante serie tv di successo, continua a evidenziare il suo talento con la fiction giunta alla terza stagione “I Bastardi di Pizzofalcone” nel ruolo chiave del vice commissario Giorgio Pisanelli.

Una lavorazione, a causa del Covid, molto travagliata quella della terza serie dei “Bastardi”. Sono terminate le riprese ? E quando la vedremo in Tv?

Abbiamo finito di registrare qualche settimana fa – ha risposto Gianfelice Imparato le riprese sono iniziate di nuovo subito dopo il primo blocco delle attività nel rispetto delle norme, tra tamponi e distanziamenti. Nonostante tutto, siamo riusciti a chiudere questa terza serie che credo sarà trasmessa su Rai 1 tra gennaio e febbraio del 2021”.

Anche la Compagnia di Luca s’è fermata con il Covid. Cosa ha lasciato in sospeso e quali novità ci riserverà appena tornerà la normalità?

Noi ci siamo fermati il 23 febbraio scorso, ancor prima dell’ordinanza governativa perchè mentre stavamo in Toscana per le repliche di “Ditegli sempre di sì”, pronti per giungere in Piemonte, ci hanno comunicato che il circuito piemontese aveva deciso autonomamente di sospendere le programmazioni. Una scelta che tuttavia, devo dire, ci ha evitato di trovarci bloccati un una zona ad alto rischio.

Avremmo dovuto proseguire fino al 24 aprile per poi chiudere in Svizzera. Per la nuova stagione avevamo ancora tante piazze in calendario per ripresentare il lavoro ben accolto in tutta Italia ma vista la situazione, dopo una prima vana decisione di riprendere a dicembre prossimo, dovremmo spostarci più in avanti con le date, fino a giungere come immagino alla prossima primavera. Saremmo dovuti ritornare a Napoli al San Ferdinando e poi a Roma e Milano e in tante altre piazze ma fare previsioni mi sembra davvero inutile. Allo stato, tutto è scritto sulla sabbia”.

Come vive questo momento con i teatri chiusi e quali speranze ha per il futuro?

“Stiamo vivendo una situazione che procura uno stato di angoscia. E’ una condizione ansiogena, soprattutto perchè non si riesce a immaginare il futuro. Non c’è nulla di certo ma solo incognite. La speranza, naturalmente, è quella che si possa riprendere presto in pieno, senza le limitazioni.

La riduzione degli spettatori, infatti, rappresenta un deterrente per i gestori teatrali e per le imprese che certo non possono sostenere i costi di un allestimento con duecento paganti al posto di mille. Staremo a vedere, Covid permettendo, in attesa del vaccino. Purtroppo, sono convinto che questa pandemia renderà il teatro ancora più marginale di quanto già lo fosse prima.

Ormai la gente si sta abituando ai teatri chiusi e farla tornare nelle sale sarà molto difficile. Non dimentichiamo che la maggioranza del pubblico amante della prosa è over 60 e difficilmente tornerà in platea se non si acquisirà una nuova e ben radicata tranquillità”.

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