di Antonella Amato – La memoria non fa parte del patrimonio del Calcio Napoli e, inutile aggiungerlo, nemmeno del presidente del club azzurro, Aurelio de Laurentiis. Per rendersene conto basta recarsi nel cimitero israelitico di Napoli, dove tra le tante tombe che scandiscono 150 anni e più di presenza ebraica in città vi è anche quella di Giorgio Ascarelli, il mecenate che nell’estate del 1926 fondò quella che oggi si chiama Società Sportiva Calcio Napoli e, qualche anno dopo, regalò ai tanti tifosi anche uno stadio che poteva contenere fino a ventimila spettatori.
Storia passata e anche dimenticata. Come dimenticata e vandalizzata è la tomba (dalla lapide in marmo sono stati rubati gli ornamenti in ottone) che sorge in quello che fino a qualche decennio era il luogo di sepoltura degli ebrei napoletani. Beffardo destino, quello di Giorgio Ascarelli, il cui nome fu cancellato dal restaurato stadio che, nell’estate del 1934, ospitò alcune partite dei mondiali di calcio, tra cui la finale per il terzo posto tra l’Austria e la Germania di Hitler. Se Musso
“E’ semplicemente vergognoso che una società che ogni anno spende centinaia di milioni di euro nell’acquisto di calciatori, non trovi pochi centinaia di euro per restaurare la tomba di colui che, a buon diritto, può ritenersi il padre dell’odierno Calcio Napoli”. – commenta Nico Pirozzi, giornalista storico della Shoah e coordinatore del progetto Memoriæ. – “Mi rivolgo al presidente De Laurentiis affinchè ponga rimedio ad una vergogna che non è solo dei napoletani, ma di quanti credono che la memoria sia un valore da custodire e salvaguardare, non solo nell’interesse nostro ma anche di chi verrà dopo di noi”.
Articolo pubblicato il: 6 Novembre 2016 15:14