Dal Barometro della SM 2019, fotografia che ogni anno AISM dà della sclerosi multipla in Italia, emerge che sono grandi le difficoltà che le persone con SM incontrano nell’accedere alla riabilitazione. Solo l’11% pratica la terapia occupazionale. Eppure, nei PDTA redatti da AISM e recepiti da diverse Regioni, si legge che “per potere contrastare in modo ottimale la varietà di sintomi e di problemi che si presentano durante il decorso della malattia è necessario un approccio interdisciplinare che coinvolge varie figure professionali – l’equipe riabilitativa – e variabili interventi riabilitativi: la fisioterapia, la terapia occupazionale, (…)”. Il terapista occupazionale è menzionato nel PDTA anche nella valutazione dell’ausilio più idoneo, per la quale è necessario effettuare delle valutazioni delle condizioni ambientali presso il domicilio o ambiente di lavoro del paziente.
Il tema della Giornata Mondiale della Sclerosi multipla, quest’anno, è “connessioni”, lo sviluppo di connessioni di comunità, auto-connessione e connessioni a cure di qualità. AITO vuole evidenziare come il terapista occupazionale può favorire queste connessioni, con la riabilitazione vocazionale e comunitaria, tra l’altro. Il lavoro non è solo un’occupazione retribuita, ma comprende interessi e attività lavorative, ricerca e acquisizione di occupazione, prestazioni lavorative, preparazione e adattamento alla pensione, partecipazione volontaria (American Occupational Therapy Association, 2008).
Spesso la persona con SM affronta delle difficoltà a ritornare a lavoro dopo una ricaduta o a mantenere il posto di lavoro nel tempo. Costituiscono limiti in tal senso difficoltà quali l’aumentata sensibilità alla temperatura, difficoltà a maneggiare gli oggetti, a mantenere l’attenzione. La fatica è stata identificata come la barriera più comune al lavoro nella SM in numerosi studi (Coyne et al, 2015; Cadden & Arnett, 2015; Simmons, Tribe & McDonald, 2010). I terapisti occupazionali possono aiutare la persona con SM a esplorare l’impatto dei sintomi della SM sul proprio ruolo lavorativo, hanno conoscenze e competenze relative all’occupazione e alla complessa relazione tra occupazione e benessere.
I terapisti occupazionali possono supportare e consigliare le persone partendo da una valutazione e intervenendo poi sulle competenze necessarie (fornitura di eventuali tecnologie assistive, simulare prima e adattare poi l’attività da svolgere, impatto dei sintomi nel ruolo richiesto) e sul luogo di lavoro (i mezzi per arrivare in sede, l’accessibilità dell’ambiente, l’ergonomia, la formazione per i datori di lavoro). Gli obiettivi funzionali e sociali saranno quelli di massimizzare la performance lavorativa, la soddisfazione e l’inclusione sociale della persona. Collaborando con i centri per l’impiego si potrebbero snellire anche le procedure burocratiche di ricerca ed assegnazione dei posti di lavoro riservati.
Il terapista occupazionale offre programmi educativi sulla gestione della fatica e sulla conservazione delle energie, individuali e di gruppo, con attenzione particolare alle alterazioni del sonno e alla loro influenza nelle abitudini quotidiane e alla pianificazione di queste ultime. L’educazione dovrebbe essere fornita già nelle fasi iniziali della patologia, di modo che le strategie siano già acquisite in caso di peggioramento, per ridurre le conseguenze secondarie.
Il Terapista Occupazionale, nell’ottica della riabilitazione comunitaria e in base alle sue capacità professionali, può gestire e collaborare con gruppi di aiuto creati per rispondere alla ripresa delle attività quotidiane, di quelle professionali, di svolgimento di attività del tempo libero, che possano concorrere al miglioramento del tono dell’umore e al più veloce reinserimento delle persone con SM nel tessuto sociale e familiare che loro è proprio. Può altresì proporsi di organizzare azioni di consulenza e di sostegno per i familiari.
In questo momento emergenziale, il terapista occupazionale può fornire valutazione, consulenza, intervento e monitoraggio in via telematica, a distanza. AITO sottolinea che i terapisti occupazionali sono pronti alla sfida lanciata da AISM alle barriere sociali che lasciano le persone colpite dalla SM sentirsi sole e socialmente isolate e sostiene servizi migliori, in cui sono inclusi tutti i professionisti che concorrono al raggiungimento del ben-essere della persona e alla sua “connessione” nella comunità.
Articolo pubblicato il: 30 Maggio 2020 10:58