L’Ue accusa Google di essersi servita del suo sistema operativo per imporre i suoi prodotti di ricerca sui dispositivi mobili, monopolizzando gli introiti delle pubblicità sugli smartphone.
Nuova multa record per Google dalla Commissione Ue, la più alta mai comminata: dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Lo fa sapere l’agenzia Belga. L’anno scorso la Ue inflisse a Google una multa, già record, di 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping a scapito degli altri competitor.
Big G ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche anticoncorrenziali: è quanto prevede la decisione della Commissione Ue su Google. Se non si adeguerà, l’azienda rischia di pagare una penale del 5% del fatturato di Alphabet, la casa madre. “Android ha creato più scelta per tutti, non meno: un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza. Faremo appello contro la decisione della Commissione”. E’ il commento di un portavoce di Google dopo la decisione della Commissione Europea.
In un lungo post il Ceo della Compagnia, Sundar Pichai lascia intendere che la sanzione potrebbe far cambiare il business model, da aperto a pagamento come i sistemi chiusi. “Finora il business model di Android ha fatto sì che non abbiamo dovuto far pagare ai produttori di telefoni la nostra tecnologia – scrive Pichai – Ma siamo preoccupati che la decisione di oggi possa turbare l’equilibrio raggiunto con Android e che invii un segnale preoccupante a favore dei sistemi proprietari rispetto alle piattaforme aperte”.
Secondo le ultime rilevazioni di Statista, Android è sull’85,9% degli smartphone nel mondo, solo per fare un paragone il principale concorrente, iOS di Apple, ha una quota di mercato globale del 14,1%.
Il sistema operativo del ‘robottino verde’ ha quasi 11 anni di vita. Fu lanciato da Google il 5 novembre 2007 e al suo esordio fu una ventata di novità: un sistema aperto, concepito per poter funzionare su più telefoni. E la sua forza sta ancora oggi nella collaborazione di Google con più produttori di dispositivi mobili, da Samsung a Huawei. Android è anche utilizzato in dispositivi di fascia media ed economica, scelta che ha spalancato le porte dei mercati emergenti e di un pubblico di utenti toccato solo in parte dalla concorrenza diretta.
L’Ue accusa Google di essersi servita di Android per imporre i suoi prodotti di ricerca sui dispositivi mobili, monopolizzando gli introiti delle pubblicità sui nostri smartphone. Big G ha costruito un impero sulla pubblicità online: secondo eMarketer nel 2018 genererà un terzo di tutta la pubblicità ‘mobile’ del mondo con una possibilità di registrare 40 miliardi di dollari di vendite fuori dagli Usa.
Il caso Android è nel mirino di Bruxelles dal 2015. Dopo un anno di indagini, nel 2016 Google fu accusata formalmente di aver obbligato i produttori di smartphone, come Samsung o Huawei, a pre-installare Google Search e a settarlo come app di ricerca predefinita o esclusiva. Per Bruxelles, Google ha anche offerto incentivi finanziari ai produttori e agli operatori di reti mobili a condizione che installassero esclusivamente Google Search sui loro apparecchi. Questo allo scopo di consolidare e mantenere la sua posizione dominante. La notizia della multa record è stata data per prima dall’agenzia Bloomberg. Per quanto riguarda la multa inflitta lo scorso anno per Google Shopping, l’azienda ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia della Ue.