Dopo le dimissioni delle ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, quelle del premier Giuseppe Conte, le consultazioni e il fallimento del mandato esplorativo al Presidente della Camera, Roberto Fico, la crisi di governo ha raggiunto il “punto di non ritorno”.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha infatti deciso di convocare oggi al Quirinale (ore 12) Mario Draghi, personalità molto apprezzata essendo stato presidente della Banca Centrale Europea nel periodo più difficile della crisi economica partita nel 2008.
Facendo appello a tutte le forze politiche a dare la fiducia al nuovo Esecutivo, Mattarella ha infatti spiegato la necessità di un Governo forte e le attuali difficoltà di tornare alle urne, dovute sia alle imminenti scadenze, come quella del Recovery Plan e del blocco dei licenziamenti (attualmente prevista per fine marzo), che a motivi sanitari.
Sul fronte dei partiti, il Pd, tramite il suo segretario, Nicola Zingaretti, ha fatto sapere di essere “pronto al confronto per garantire l’affermazione del bene comune del Paese”. Stesso discorso per Italia Viva (da cui era partita la crisi), con Matteo Renzi che elogia Mattarella e dichiara che “non faremo mancare il nostro sostegno”.
Discorso decisamente diverso per il M5S (partito “vincitore” delle Elezioni Politiche del 2018), che fino alla fine ha provato a mettere in campo un possibile Conte Ter.
Nel centrodestra, si insiste sulla linea del ritorno alle urne. Chiare le parole del leader della Lega, Matteo Salvini: “Continua il vergognoso teatrino sulla pelle di 60 milioni di italiani -scrive su Facebook- Siamo sicuri che il Capo dello Stato non permetterà altre perdite di tempo: la via maestra sono le elezioni”.
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