Cultura & Spettacolo

Guida alle celebrazioni pasquali in Campania

Ecco un itinerario per seguire le celebrazioni pasquali che si svolgeranno in Campania da Procida alla Penisola Sorrentina fino ad arrivare a Sessa Aurunca.

Le celebrazioni pasquali resistono alla globalizzazione, a Instagram e alle stories in una giornata senza fine, dall’alba a notte inoltrata, la fede e la tradizione vanno in scena.

Durante il periodo pasquale l’intero territorio campano è disseminato di feste, in particolare si celebra la passione e morte di Cristo. Si va dalle processioni del Cristo morto, alle Sacre Rappresentazioni del ciclo del racconto evangelico che va dall’Ultima cena alla Passione della Crocifissione, messa in scena con personaggi viventi.

Tre le une – le processioni – e le altre – le Sacre Rappresentazioni – si estende tutta la gamma delle variazioni e delle interpretazioni locali del rito rievocativo. In alcuni casi, ad esempio, alla processione si aggiunge il suono lugubre del “Miserere”, come nella processione notturna di Sessa Aurunca, in altri casi, come a Sorrento, a Meta, a Piano e a Vico Equense, si snodano in un’articolazione composita, le diverse e storiche Confraternite, in altri casi ancora come a Procida si trasportano gruppi statuari di Misteri allestiti nel passato o riformulati nel presente.

In altri casi ancora la Sacra Rappresentazione raggiunge il suo culmine nella simulazione di una crocifissione vera e propria allestita sulla sommità di un Golgota fuori paese.

Da un punto di vista antropologico, la celebrazione della passione di Cristo si presenta come un istituto festivo popolare dalle valenze simboliche che sicuramente travalicano la funzione della ricorrenza liturgica fornitale dalla chiesa per assumere una funzione paradigmatica molto più ampia.

La morte e resurrezione del Cristo è il miracolo per antonomasia, il paradigma di tutte le forme di risoluzione salvifica possibile. Il momento penitenziale resta la connotazione specifica; il tema della passione resta il referente principale di tutta la devozionalità meridionale. Occorre sottolineare inoltre la valenza assunta da specifici beni immateriali, quali appunto le feste, per il mantenimento, attraverso i riti collettivi, delle tradizioni popolari nell’attuale contesto mondiale globalizzato.

I riti assolvono una funzione capitale: il loro scopo è quello di mantenere la comunità, di ravvivare il sentimento di appartenenza al gruppo, di conservare la credenza e la fede. Svolgono inoltre l’importante funzione di ricordare, ai membri della comunità che le mantengono, i valori collettivi.

La fruizione della propria tradizione e memoria diventa un importante campo di interazione, di socialità e di espressività. All’esterno, coltivare le tradizioni, le memorie, le radici fornisce un’immagine oggi ampiamente apprezzata come positiva della comunità e del territorio. Nello scenario attuale molte delle tradizioni popolari stanno subendo un progressivo processo di patrimonializzazione: quelle che un tempo erano tradizioni popolari nella loro funzione di pratiche sociali sono percepite oggi come patrimoni culturali, utili per la elaborazione di pratiche e politiche identitarie nel plurale mondo contemporaneo.

Terminato lo stato di emergenza, molte tradizioni festive ritornano a essere vissute in presenza.

Elenco delle celebrazioni pasquali

Procida. La processione dei Misteri

La manifestazione di Procida occupa un posto peculiare tra le processioni storiche del Cristo morto. Tale manifestazione infatti ripete i canoni ereditati dal passato ma è anche aperta alle trasformazioni e innovazioni sollecitate dalla presenza consistente delle nuove generazioni. Oltre ai misteri storici si inseriscono, oramai già da molti anni, nuovi misteri allestiti da gruppi di ragazzi procidani.

La processione del Cristo morto prende avvio a Procida già da molti giorni addietro con la “vestizione dell’Addolorata” che ha luogo l’ultimo sabato di Quaresima. A vestirla sono cinque donne che si tramandano questo privilegio da generazioni e infatti una di esse reca con sé la figlia perché impari le fasi del cerimoniale.

Le stesse donne hanno il privilegio di ripulire ed ungere la statua del Cristo morto con dell’olio di cannella col quale verrà strofinata la statua dai piedi sino al volto.

Il lutto circonda il clima della settimana santa. I simboli della vita sono sospesi: spente le lampade, coperte le statue del crocifisso, sospeso il suono delle campane, ci si prepara a celebrare la morte del Cristo.

La notte tra il giovedì e il venerdì ha luogo la veglia funebre. La processione prende il via dalla chiesa di San Michele annunciata dal suono cupo di un trombone e da tre colpi ripetuti di tamburo. Fuori la chiesa i fratelli della confraternita dei “turchini” (fondata nel 1629 dai Gesuiti) attendono la chiamata del procidano anziano.

Il lungo corteo processionale prende il via e l’ordine è quello prestabilito con i Misteri, il Cristo e l’Addolorata e i bimbi vestiti bianchi con i fazzoletti neri a lutto come la Madonna. Tutta l’isola è come sospesa in una condizione di silenzio e di intensa partecipazione finché la processione non avrà finito il suo giro che la ricondurrà alla “terra murata” da dove cinque ora prima era partita.

Il programma dell’edizione 2022

Venerdì 15 aprile 2022 torna a Procida la Processione dei Misteri, inserita quest’anno nel programma della Capitale Italiana della Cultura 2022. L’evento è organizzato dalla Congregazione dell’Immacolata dei Turchini e fa seguito al corteo dei dodici apostoli incappucciati per l’adorazione nelle chiese, in programma giovedì 14 aprile, a partire dalle 18.00.

Vallata. La Passione di Cristo

Tra i più antichi e suggestivi dell’intero Mezzogiorno d’Italia è il rito della Passione di Cristo a Vallata in provincia di Avellino. Una rappresentazione religiosa che si ripete dal 1541. In questo angolo d’Irpinia la passione di Cristo viene ricordata con una emozionante rievocazione, una processione che si tiene all’imbrunire del giovedì Santo, quando, dopo la funzione religiosa con la consueta lavanda dei piedi, si svolge la suggestiva processione aux flambeaux, la suggestiva rappresentazione al lume delle torce mette in scena la cattura, la condanna e la flagellazione di Cristo. Venerdì Santo 15 aprile, il borgo irpino viene attraversato dalla cinquecentenaria processione del Cristo Morto.

La Penisola Sorrentina e gli incappucciati

Note sono le antiche processioni del Venerdì Santo in Costiera Sorrentina: da Vico Equense a Piano, da Sorrento a Sant’Agnello, numerose sono le processioni che caratterizzano la Settimana Santa. Tra i vicoletti dei centri storici si riscopre il fascino e le suggestioni di antichi riti che grazie all’impegno delle Confraternite o di semplici fedeli anche in questo anno daranno vita ad una serie di momenti dal rievocativo fascino devozionale.

Le processioni dei Bianchi e le processioni dei Neri prendono il nome dal colore del saio indossato dagli incappucciati.

Le origini delle processioni sorrentine sembrano risalire al secolo XI, quando un corteo di confratelli attraversava le strade cittadine con una semplice croce, recitando e cantando salmi di penitenza e visitando i Sepolcri che restavano aperti tutta la notte. Nate come riti di penitenza e di espiazione, si sono poi arricchite di suggestive coreografie di derivazione spagnola. Sono stati introdotti i cappucci e la processione è stata arricchita con luci e con i famosi simboli della Passione del Cristo, ancora oggi portati dagli incappucciati su vassoi di metallo, ciascuno dal preciso significato.

I sorrentini vi attribuiscono un importante valore religioso e un forte sentimento di appartenenza al territorio. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio ed è gelosamente custodita.

La musica ha un ruolo fondamentale: dalle marce funebri suonate dalla banda, ai tradizionali canti della Passione, passando per il Miserere (famoso salmo di Davide) cantato da duecento voci maschili che esplodono infrangendo il silenzio e creando un’atmosfera di solenne tristezza e commozione.

Minori e i Battenti

Per le strade di Minori tornano i celebri Battenti: il tono ‘e vasce accompagna il canto il giovedì, il tono ‘e coppe contraddistingue la marcia del venerdì. Due processioni suggestive: i Battenti seguono la grande croce portata a spalla per le vie del borgo, i canti plurisecolari risuonano tra le strette stradine, i figuranti sfilano vestiti di bianco e cinti da una corda. Al tramonto, il Cristo Morto attraversa le vie del paese, un percorso illuminato da lumini e fiaccole, spiagge comprese.

Acerra. La Processione del Venerdì Santo

Anche quest’anno, per le strade di Acerra, si svolgerà la tradizionale Processione del venerdì santo, che si perpetua ormai da oltre un secolo, la prima uscita risale, con una certa probabilità, al 1895.

Mille sono i figuranti che partecipano alla Processione del Venerdì Santo ad Acerra.

I figuranti, in costumi tipici dell’epoca, rappresentano la Passione e la Morte di Cristo.

Il corteo parte da Piazza Castello, dove avviene l’incontro tra le statue dell’Addolorata, seguita dalle pie donne, e del Cristo Morto, deposto dalla croce. Struggenti canti e lamenti (“Gesù mio Perdon Pietà”) fanno da sfondo.

La Processione si apre con l’Ingresso a Gerusalemme, Pilato, il Processo, la Flagellazione, Erode, la Crocifissione. Quest’ultima si compie con enfasi ed emozione alla fine del corteo e rappresenta il momento più suggestivo della cerimonia. La Processione riproduce otto scene della Passione.

Sessa Aurunca e il Miserere

Uomini incappucciati di nero danzano lentamente, ondeggiano, portano religiosamente in spalla le statue dei Misteri. Sessa Aurunca, borgo casertano ricco di storia e di arte rievoca la Settimana Santa con una serie di riti che si tramandano da secoli.

Il venerdì Santo gli appartenenti all’Arciconfraternita del SS. Crocefisso si incamminano in un corteo con saio e cappuccio penitenziale seguendo quel passo chiamato cunnulella cantando il “Miserere”, un canto di dolore, di preghiera che invoca il perdono, intonata in diversi angoli della città da tre cantori.

Articolo pubblicato il: 14 Aprile 2022 19:21

Susanna Romano

Susanna Romano, laureata in antropologia culturale, si occupa di comunicazione digitale dei beni culturali