lunedì, Novembre 18, 2024

Ho visto Maradona… in tv, sui giornali, sui libri e al museo

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Diego Armando Maradona: il ricordo nelle generazioni nate dopo il 5 luglio 1984 (giorno in cui D10S si presentò ai tifosi partenopei cambiando la storia del calcio a Napoli).

Sono passati cinque giorni dalle ore 17.30 di mercoledì 25 novembre, momento che i tifosi napoletani non potranno mai dimenticare: quello in cui hanno ricevuto la notizia della morte di Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di tutti i tempi. Ognuno ricorderà per sempre cosa stesse facendo in quel momento, un po’ come accaduto per gli eventi tragici della storia (solo per citarne alcuni, il terremoto del 1980 in Irpinia oppure, a livello mondiale, l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York).

La città partenopea è stata invasa da un misto di dolore ed incredulità, di fronte alla notizia che mai avrebbe voluto apprendere. Come se quel trascinatore di una squadra e di un popolo intero fosse un D10S immortale, capace di cavarsela ancora una volta di fronte alle avversità della vita (e ai tanti errori con cui ha fatto male solo a sé stesso).Ho visto Maradona… in tv, sui giornali, sui libri e al museo Giornate in cui lo stupore è stato pari al dolore per i napoletani, che in maniera assolutamente composta sono accorsi nei vicoli, ai Quartieri Spagnoli, a San Giovanni a Teduccio e soprattutto al San Paolo (che presto sarà a lui intitolato), dove hanno deposto striscioni, messaggi, fiori e lumini a ridosso dell’ingresso della curva B (da sempre “cuore” del tifo azzurro): il trionfo del motto Chi ama non dimentica. E chissà cosa sarebbe accaduto se la situazione fosse stata “normale”: è molto probabile che Maradona avrebbe ricevuto omaggi come fu all’epoca per Totò.

Diego rappresenterà per sempre la sfida al “Palazzo” (sia in Italia che nel mondo, visti i suoi numerosi attacchi alla Fifa) e un invito a lottare sempre per le proprie passioni. Anche per i più giovani, per tutti quei ragazzi e ragazze nati dopo il 5 luglio 1984 (giorno in cui Diego si presentò ai napoletani, cambiando la storia del calcio).

A Napoli, grazie a lui e a quella meravigliosa squadra, restano due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa, oltre a giornate indimenticabili. Per tutti i nati dopo quella data (compreso il sottoscritto), la passione è nata grazie ai racconti di chi c’era e alla visione di videocassette e dvd, oltre che dalla lettura di giornali dell’epoca e libri.

Tra gli altri, i vhs di Salvatore Biazzo (“Maggio Napoletano”, “La magia di Stoccarda” e “L’ultimo Maradona”, da vedere e rivedere) e il libro “La grande storia del Napoli” di Mimmo Carratelli (vera e propria enciclopedia azzurra), oltre ai servizi di trasmissioni storiche come 90’ minuto e La domenica sportiva (memorabili i duetti di Maradona con Gian Piero Galeazzi).Ho visto Maradona… in tv, sui giornali, sui libri e al museo Senza dimenticare splendidi documentari, come il recentissimo Ho visto Maradona di Matteo Marani (sulla famosa e appassionante trattativa Barcellona-Napoli per il trasferimento del Diez), oppure i più datati “La favola più bella” di Angelo Rossi per Canale 34 e “Sette anni di Diego” di Carlo Alvino per Telelibera, simboli di quelle tv locali enormemente cresciute proprio nell’epoca maradoniana.

Storia a sé sono poi le tante interviste di Gianni Minà. Un rapporto speciale, sia nelle vittorie che, soprattutto, nelle cadute di Diego, intervistato ad esempio nel 1991 poco tempo prima della “fuga” da Napoli, che però non lo ha mai dimenticato e rinnegato.

Maradona (in attesa di un museo tutto dedicato a lui anche a Napoli) è stato protagonista anche nella recente mostra al Mann, Il Napoli nel Mito, tra maglie, “maglioni”, trofei, cimeli, filmati, giornali, addirittura “tappi” e tanto altro. Un itinerario emozionante (a tratti commovente), fatto di più di 90 anni di sogni, vittorie, sconfitte, fallimenti e risalite, di cui è stato certamente l’alfiere più orgoglioso.https://www.2anews.it/napoli-nel-mito-mostra-mann Dieguito, vero e proprio personaggio shakespeariano, è stato protagonista anche di vari lavori cinematografici, con in testa il film di Emir Kusturica. La bravura del regista balcanico sta nel far emergere alla perfezione non solo il lato sportivo di Maradona, quanto le fragilità umane e, ancor di più, l’impegno a favore degli ultimi, oltre che la sua vicinanza a personaggi politici come Chavez e, soprattutto, Fidel Castro (simbolo di Cuba, Paese che ha aiutato Diego in una delle sue tante “resurrezioni”).

E proprio Kusturica fa capire ancora una volta perché D10S fosse così speciale rispetto a tutti gli altri campioni della storia del calcio. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha per esempio parlato così di Cristiano Ronaldo: “Cosa potrei dire di lui? È perfetto, guadagna una montagna di soldi, ma dov’è la personalità? Che storie ci potrebbe raccontare? Nessuna”.

Una personalità fortissima, quella di Maradona, generoso con i compagni di squadra e rispettato da tutti gli avversari, accostabile nella storia dello sport forse solo a un altro mito come Muhammad Ali: in nessuno dei due casi si può scindere lo sportivo dall’uomo.

Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma di infinito resterà solo il ricordo di Diego Armando Maradona, cui in definitiva bisogna dire solo alcune semplici parole: grazie per aver avuto la fortuna di poter direho visto Maradona.

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