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I dolci di Carnevale a Napoli tra usanze e tradizione

I dolci di Carnevale a Napoli sono un’antica tradizione: il sanguinaccio, le chiacchiere, i cannoli alla siciliana, le zeppole e il migliaccio.

I dolci di Carnevale a Napoli sono una tradizione antica. Tant’è che mentre tra i primi piatti da realizzare per la celebre festa, in città, domina la famosa “Lasagna” con polpettine, latticini e ragù, in fatto di dolci a dettare legge è il “Sanguinaccio” che oggi, pur restando buonissimo, non è più possibile preparare come un tempo, per il divieto di vendere il sangue di maiale, suo tradizionale ingrediente.

Tra i dolci che i napoletani amano consumare a Carnevale, tuttavia, troviamo i “Cannoli alla Siciliana” e le celebri “Zeppole” fritte o al forno, che anticipando la festa di San Giuseppe, restano una specialità molto richiesta.

Ancora per Carnevale, vi sono le deliziose e immancabili “Chiacchiere”, sempre divise tra chi le ama fritte oppure al forno. Ottime intrise nel “Sanguinaccio”, le “Chiacchiere” pur essendo un dolce tipico in tutta l’Italia assumono un nome diverso in virtù delle varie Regioni. L’origine è contesa tra Lazio e la Campania ma la tradizione napoletana le fa risalire alla Regina Savoia, la quale era abituata a ricevere tantissimi ospiti e quindi a dare vita a lunghe chiacchierate.

Si racconta che un giorno, a causa della fame, decise di interrompere le sue “chiacchiere” per ordinare al cuoco di corte di prepararle qualcosa da mangiare in compagnia dei suoi ospiti e fu appunto questo episodio a fare nascere il nome della celebre bontà. Tra i dolci tradizionali per il Carnevale, infine, c’è anche il “Migliaccio” che secondo le antiche usanze si preparava il giorno del martedì grasso. Si tratta di un dolce composto con ricotta, semolino e uvetta.

E’ facile da preparare e buono da mangiare. Preparato anche in occasione della Pasqua, ha origini risalenti al Medioevo e deve il suo nome al latino, “miliaccium”, pane di miglio. In origine era preparato con farina di miglio e sangue di maiale, come molti altri dolci dell’epoca ed il suo profumo e sapore lo rendono molto simile alla pastiera napoletana.

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Giuseppe Giorgio

Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia