Giornata della Memoria: lunedì, 27 gennaio 2020, a 75 anni all’apertura dei cancelli del Campo di Sterminio di Auschwitz, l’Italia e il mondo intero, si preparano a celebrare il più grande e vergognoso eccidio della storia.
Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder verso la Germania, aprirono per primi i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, ignari di ciò che si sarebbe manifestato, di lì a poco, innanzi ai loro occhi: l’inverosimile orrore del più famigerato campo di sterminio nazista, teatro della cosiddetta “soluzione finale”.
Lo sgomento che procurò tale ignobile e assurda scoperta, fu così grande e dolorosa che tutto il genere umano si sentì, per un momento, perso e smarrito in una realtà che sembrava superare qualsiasi soglia dell’impossibile.
La guerra aveva procurato milioni di morti innocenti e inutili, con un enorme carico di dolore e atroce sofferenza. Tutti volevano solo dimenticare e ricominciare a vivere, e forse questo favorì anche la fuga di numerosi e noti criminali nazisti. Pe lo stesso motivo e solo dal 1° novembre 2005, designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 27 gennaio è diventata una data importante, una ricorrenza internazionale che, ogni anno, celebra e commemora le vittime dell’Olocausto: il Giorno della Memoria.
Anche quest’anno, nel settantacinquesimo anniversario dall’apertura dei cancelli di Auschwitz, l’Italia si prepara a celebrare questo importante anniversario, oggi più che mai, visti i ripetuti e preoccupanti casi di antisemitismo che dominano le pagine più cupe e vergognose dell’informazione della carta stampata, e non solo.
Ma alla luce di quanto si è scoperto e delle numerose testimonianze agghiaccianti che sono state rese dal processo di Norimberga in poi, non sarebbe più giusto chiamarla “la giornata della vergogna” e non della “memoria”? Mi spiego meglio.
Come è stato possibile che i nazisti abbiamo potuto tranquillamente eliminare sei, dico sei, milioni di ebrei senza che nessuno si opponesse o ne denunciasse l’assurdo proposito ? Si poteva intervenire dal cielo e bombardare Auschwitz, evitando alla più grande fabbrica di morte di continuare ad uccidere ? Possibile che nessuno sapesse, che nessuno cercasse di contrastare tale eccidio, nemmeno la chiesa, che sapeva, come tutti quello che stava accadendo, si è opposta a tutto ciò ? Come era possibile non accorgersi del passaggio frequente di centinaia di migliaia di persone stipate come animali nei tristemente famosi vagoni merci ?
Tutto ciò ha dell’incredibile, dell’inverosimile, ma tutto ciò è successo sistematicamente, da quando la deportazione degli ebrei verso Auschwitz-Birkenau veniva gestita direttamente dall’ufficio di Adolf Eichmann, il IVB4 dell’Ufficio centrale di Sicurezza del Reich (RSHA).
Lo stesso Eliezer Wiesel, Premio Nobel per la pace e superstite dell’Olocausto, ha iniziato a domandarselo già dalla fine del secondo conflitto mondiale, rivolgendosi direttamente all’allora Presidente degli Stati Uniti, Jimmiy Carter:
L’evidenza è davanti a noi. Il mondo sapeva ed è rimasto in silenzio. Le foto e i documenti che tu, signor presidente, mi hai consegnato in qualità di rappresentante della tua commissione sull’Olocausto confermano tali teorie. Era il momento nel quale gli ebrei ungheresi arrivavano ad Auschwitz, alimentando le fiamme delle camere a gas e dei forni crematori con 10 o 12mila persone al giorno, nulla è stato fatto per fermare o rallentare il massacro. Neppure una bomba è caduta sui binari che conducevano al campo della morte.
Le dure, lucide ed eloquenti parole di Wiesel, mi turbano e fanno riflettere su tale inquietante interrogativo. Perché i numerosi testimoni sfuggiti all’olocausto, rimanevano inascoltati ? Il campo di concentramento di Auschwitz venne istituito il 27 aprile 1940, nell’Alta Slesia, a pochi chilometri dal governatorato generale e dalla sua capitale, Cracovia ed operò in tutta tranquillità fino alla sua liberazione, cioè per ben cinque lunghi anni.
Probabilmente un insperato quanto provvidenziale bombardamento su Auschwitz avrebbe potuto innescare una sorta di reazione all’indifferenza generale, passiva e tardiva che regnava in quegli anni dove, la priorità di riferimento era legata al fatto di dover vincere la guerra nel più breve tempo possibile e la salvezza di ebrei e rifugiati passava purtroppo in secondo piano.
Oggi tutto il mondo celebra la “Giornata della Memoria”, ma quella della “vergogna” non è mai troppo tardi per essere ricordata tutti i giorni, nonostante i profondi e difficili interrogativi ai quali nessuno è in grado di rispondere o semplicemente, non vuole farlo. Noi saremo sempre tormentanti da un solo interrogativo: PERCHE’.