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Il film “Signor Rotpeter” della De Lillo candidato ai Nastri d’Argento

Doppio riconoscimento del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani a Il Signor Rotpeter di Antonietta De Lillo: il film, oltre ad essere stato inserito nella cinquina dei migliori docufilm realizzati l’anno scorso, si porta a casa un Premio Speciale per la straordinaria interpretazione di Marina Confalone.

Dopo il successo ottenuto alla 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia prosegue il cammino festivaliero e iridato del film Il Signor Rotpeter con due importanti affermazioni ai Nastri D’argento.

L’apprezzamento da parte dei giornalisti cinematografici italiani per un lavoro così difficilmente classificabile, centrato su una performance d’attrice eccezionale, aggiunge un tassello fondamentale al percorso sorprendente e innovativo di Antonietta De Lillo.

Con l’assegnazione dei David di Donatello della settimana scorsa, ora è tempo di pensare infatti al premio più antico italiano, sorta di Golden Globe tricolori (come l’equivalente americano, anche il Nastro D’Argento è conferito dalla stampa), persino più antichi degli Oscar stessi.

«Un piccolo gioiello sorprendente che fa piazza pulita dell’antropocentrismo di cui la nostra cultura si è nutrita fino ad oggi»: così Alberto Barbera, Direttore della Mostra di Venezia, definì l’ultima pellicola prodotta dalla Marechiaro Film in collaborazione con la Regione Campania e col sostegno della Film Commission, che vede, tra gli altri, il fotografo napoletano Cesare Accetta come d.o.p. direttore della fotografia (il film è sia in bianco e nero che a colori) e Aldo Signoretti alla scenografia.

A dare l’acqua della vita a Rotpeper ci pensa una straordinaria Marina Confalone, indimenticabile interprete per Monicelli in “Parenti Serpenti” e premio David di Donatello alla migliore attrice per il film “Incantesimo napoletano”. Un po’ defilata dal grande schermo, ma da sempre dedita al teatro, la Confalone è tornata, così come la De Lillo, alla kermesse italiana più importante, il lido di Venezia appunto, e ai premi più longevi del cinema nostrano.

La storia dell’enigmatico Rotpeter comincia nel 1917, sul finire della Grande Guerra, con la pubblicazione sulle pagine di una rivista del racconto firmato da Franz Kafka. La storia, “Una relazione per un’Accademia”, è una lezione universitaria tenuta dal Signor Rotpeter, una scimmia diventata uomo, nella quale si ripercorrono le fasi della sua metamorfosi.

Il ritratto immaginario della De Lillo si muove su due piani: da una parte i frammenti della lezione accademica kafkiana, come fossero la messinscena del suo passato, dall’altro il suo presente.

La regista crea un personaggio cinematografico che porta in sé istanze senza tempo quali libertà, sopravvivenza, via d’uscita e ne fa un dipinto immerso nella nostra contemporaneità.

Attraverso questa narrazione inedita Antonietta De Lillo dà forma a un Rotpeter “napoletanizzato”: egli cammina per le strade di Napoli, nei giardini comunali del Molosiglio, percorre le scale dell’Ateneo “Federico II”, sale in cattedra all’Accademia di Belle Arti, osserva le famiglie al bosco di Capodimonte la domenica e, infine, concede a una invisibile giornalista fuori campo una lunga intervista.

Nonostante il Signor Rotpeter sia una figura frutto dell’immaginazione, in bilico tra animale e uomo, la grandezza del cinema è riuscire a dare consistenza reale a un essere che ciascuno di noi potrebbe incontrare in un giorno qualsiasi, uscendo di casa. L’incontro con il Signor Rotpeter e le sue riflessioni sui nostri tempi e sul suo sentire, mettono lo spettatore di fronte a uno specchio e lo portano a riconoscersi in questo strano individuo e nella sua metamorfosi.

«Con tutte le peculiarità del cinema di finzione ho realizzato il mio primo ritratto di un personaggio immaginario nato dalla penna di uno scrittore – confessa la De Lillo nelle note di regia -. Quello che mi aveva colpito del Signor Rotpeter era la sua ricerca disperata di una “via d’uscita”.

Come lui che, per adattarsi a un mondo che l’aveva segregato, è stato costretto ad osservarlo e imitarlo, anche noi spesso siamo costretti ad adattarci a una società che sempre di più è dettata da poteri economici e che ci costringe ad assorbirla, a discapito della nostra umanità e libertà.

Il nostro Rotpeter si è trovato a dover combattere per la propria sopravvivenza ma, alla fine di questa conversazione immaginaria, sente il bisogno di non lottare solo per se stesso ma anche per gli altri.

Anch’io, come Rotpeter, credo che se vogliamo uscire da una condizione che ci snatura e che ci costringe a diventare altro da noi, dovremmo seguire il suo desiderio», spiega così l’autrice, anticipando di fatto con uno dei temi del film (il rapporto bestia – uomo appunto) il suo nuovo progetto di film partecipato dopo il primo esperimento di crowdsourcing che fu “Oida – Oggi insieme domani anche”.

Sul Nastro la De Lillo ha commentato così: «Il Premio Speciale conferito a Marina Confalone mi rende particolarmente orgogliosa del lavoro fatto su Rotpeter. La sua generosità e il suo talento, oltre ad avere dato vita ad una interpretazione commovente, mi ha permesso di esprimere la mia idea di cinema.

Il Signor Rotpeter è un oggetto inafferrabile, narra della vita di una creatura, nata dalla penna di uno dei massimi romanzieri russi, a cui Marina ha dato corpo e voce. Una scimmia che, suo malgrado, diventa umana e che in una narrazione fantastica vive in un contesto assolutamente realistico.

Il Signor Rotpeter esprime bene la mia idea di cinema grazie a questa dualità. Una rappresentazione di fantasia che racconta però la realtà, la vita e la quotidianità. E una realtà che attraverso un archetipo irreale, fantastico, racconta i nostri stati d’animo».

 

Articolo pubblicato il: 27 Marzo 2018 11:37

Renato Aiello

Giornalista. Ha partecipato negli ultimi anni a giurie di festival cinematografici (come il SocialWorld Film Festival di Vico Equense), concorsi fotografici e mostre collettive. Recensioni film, serie TV, teatro, eventi, attualità.