Il pranzo di Pasqua all’insegna della tradizione napoletana
Il pranzo di Pasqua è all’insegna della tradizione, con i sapori caratteristici dei prodotti tipici partenopei: ogni ricetta dall’antipasto al dolce ha un significato particolare legato alla cultura gastronomica e religiosa della città.
Il pranzo di Pasqua a Napoli è ricco di colori e sapori della benvenuta Primavera con tante tradizioni gastronomiche. E’ caratterizzata da un ricco pranzo fatto da diverse pietanze e che ha come protagonista, la carne. Inizia con il Pranzo del sabato santo che tradizionalmente si compone di una tagliata di salumi, formaggi ed uova sode, accompagnati da vino rosso e pane cafone ed alcune famiglie “inaugurano” il famoso Casatiello per accompagnare i salumi.
Gli antipasti
Questo ricco pasto presenta tre ingredienti tradizionali: il salame napoletano, l’uovo sodo e la ricotta salata. Questi tre prodotti semplici hanno un significato storico e culturale profondo. Il salame rappresenta la ricchezza contadina e, quindi,si mette a tavola nei giorni di festa; le uova, invece, sono un simbolo di vita e rinascita e rappresentano il simbolo culinario dell’attesa Resurrezione di Cristo e poi c’è la ricotta salata, un formaggio molto saporito che simboleggia la comunione religiosa e l’unione familiare dei fedeli che si riuniscono a tavola.
Il Pranzo di Pasqua
Il Pranzo pasquale inizia con la “Fellata” napoletana, che arricchisce per più giorni queste feste, riproposta il sabato, a Pasqua come antipasto e anche nella scampagnata del lunedì di Pasquetta. Il termine Fellata deriva da “fella”, parola napoletana che indica la fetta, in quanto tutti i salumi sono presentati a fettine su un piatto di portata molto grande, come il salame napoletano, la pancetta, il capocollo, mortadella, provolone, uova sode, la mozzarella, la ricotta salata, accompagnati dall’immancabile rustico salato, il Casatiello, (ecco la ricetta) dalla parola in dialetto che vuol dire ricco di formaggio.
Il pranzo prosegue con la “minestra maritata” (a menesta ‘mmaretata) piatto di derivazione spagnola, diventato poi simbolo del cibo partenopeo, una sorta di zuppa, che viene mangiato a Natale o a Pasqua. Un piatto semplice e con ingredienti poveri dove i sapori si sposano dando vita a una minestra decisamente golosa. In passato si utilizzava il piedino di maiale, l’osso del prosciutto e anche la cotenna del maiale, per renderla ancora più gustosa.
E’ composta da ingredienti come la carne e le verdure miste come cicoria, scarole, verza e borragine che si sposano, ovvero si cuociono insieme creando un unico sapore. Questo piatto ha origine antiche e nel corso degli anni ha subito diverse modifiche. Una versione cinquecentesca elaborata dal marchese Giovanni Battista Del Tufo prevedeva addirittura la mescolanza di salsicce di vario tipo, carne secca, formaggi di vario tipo, soppressata, pancetta, prosciutto, muso di vitello, piede di porco, finocchi e anice. A “ menesta ‘mmaretata” è stata a lungo la pietanza del regno di Napoli prima di essere sostituita dai maccheroni. Un piatto che richiede cura, fatica e pazienza ed un tempo lungo di realizzazione. Per prepararla spesso veniva coinvolta tutta la famiglia, le nonne, le mamme casalinghe e le zie, tutte insieme per realizzare, questa ottima e sostanziosa ricetta da servire il giorno di Natale. In alcune famiglie, alla minestra calda come accompagnamento si aggiungevano gli “ scagliuozzi” ,piccoli triangoli di polenta fritti in olio di semi.
Si continua con l’agnello
Dopo questa cerimonia di sapori, si arriva al classico secondo e l’agnello che è uno dei simboli della Pasqua, domina sulla tavola dei napoletani. L’ agnello con piselli, è il piatto tra tradizione e religione cristiana, in cui questo animale simboleggia il sacrificio di Gesù.
Per contorno i carciofi indorati e fritti preparati con una leggera pastella che li rende gustosi. In chiusura, dopo frutta di stagione e finocchi per pulire la bocca, dulcis in fundo, c’è la Pastiera (ecco la ricetta). Oggi presente sulla tavola pasquale in tutte le famiglie ed è simbolo di pace.
La farina, simbolo di forza della campagna; la ricotta, tesoro dei pastori; le uova, che simboleggiano il ciclo della vita; il grano bollito nel latte, simboli della natura; l’acqua di fiori d’arancio, per ricordare i profumi della terra; le spezie, come la cannella, in rappresentanza dei popoli lontani; lo zucchero, che ricorda la dolcezza del canto della sirena. La pastiera, dolce tipico della cucina napoletana, conclude il pranzo di Pasqua.
Patrizia Zinno è biologa nutrizionista napoletana e ha lavorato per circa 20 anni presso centri di Diabetologia, di Dialisi, Ematologia e Chimica Clinica. Ora insegna Scienza e Cultura dell’Alimentazione nella Scuola Alberghiera di Scampia.