Sono giornate tristissime per la letteratura italiana contemporanea. Il giorno dopo Andrea Camilleri, se ne va un’altra penna importante, simbolo di una napoletanità basata su una “ironia filosofica” senza confini: Luciano De Crescenzo. Lo scrittore è morto all’età di 91 anni a Roma. Da tempo le sue condizioni di salute (soffriva di una malattia neurologica) non erano delle migliori. A portarlo via, le conseguenze di una polmonite.
Napoli piange uno dei suoi figli più affezionati, che ha rappresentato quella napoletanità tipica del quotidiano, tra serio e faceto, tra filosofia “epicurea” (basata sui piaceri della vita) e azioni concrete. Ha scritto oltre cinquanta libri, 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi.
Il suo fiore all’occhiello è ovviamente Così parlò Bellavista, che nel 1984 divenne un film in cui lui, il Prof. Gennaro Bellavista, era affiancato da un cast eccezionale: Isa Danieli (la moglie Maria), Benedetto Casillo (il vice sostituto portiere), Renato Scarpa (il milanese Cazzaniga), Marina Confalone (la cameriera Rachelina), Sergio Solli (il netturbino Saverio), Gerardo Scala (Luigino il poeta), Geppy Gleijeses (Giorgio, il genero di Bellavista, divenuto poi il Prof nella recente versione teatrale), Riccardo Pazzaglia (l’uomo del cavalluccio rosso) e tanti altri attori di grande qualità.
Senza dimenticare il sodalizio artistico con un altro grande amico, Renzo Arbore, “napoletano acquisito” con il quale collaborò ne Il pap’occhio (del 1980, dove interpretava il Padreterno) e FF.SS (del 1983, dove interpretava se stesso dopo aver composto la sceneggiatura). Sposatosi nel 1961 e poi separato, ebbe una figlia, Paola, che è rimasta fino all’ultimo istante al suo fianco.
Si laureò in Ingegneria idraulica col massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e fu allievo del grande Renato Caccioppoli. Nel 1976 scoprì la sua vera vocazione, quella di scrittore divulgatore, motivo per il quale, dopo l’immenso successo di Così parlò Bellavista decise di lasciare la IBM.
Se ne va dunque un genio della napoletanità, che sapeva scherzare ma regalare nello stesso tempo pillole di grande profondità (memorabile ad esempio il suo dialogo in Bellavista con un camorrista, interpretato da Nunzio Gallo, al quale spiega come quella malavita non convenga di certo a chi la fa).
Articolo pubblicato il: 18 Luglio 2019 17:12