Con il concerto di domenica 26 maggio, nella splendida e prestigiosa veranda neoclassica di Villa Pignatelli, si è conclusa una nuova rassegna di 6 appuntamenti che l’Associazione Alessandro Scarlatti ha organizzato in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania.
Inaugurata lo scorso 6 aprile, si è conclusa con il gradito ritorno di uno dei più interessanti e promettenti quartetti d’archi: il Quartetto Mitja. Nato nel 2008 da quattro giovani e carismatici musicisti provenienti da
Napoli, Giorgia Strazzullo, I° violino, – Benevento, Lorenza Maio, II° violino, – Potenza, Carmine Caniani, viola e La Serena (Cile), Veronica Fabbri Valenzuola, violoncello, si sono formati nelle più prestigiose Accademie d’Europa con musicisti e formazioni da camera di fama internazionale come il Quartetto di Cremona, il Quartetto Alban Berg e il Casals Quartet, giusto per citarne qualcuno, riscuotendo sempre un lusinghiero successo di pubblico ed esaltanti elogi dalla critica internazionale.
Inoltre, da anni, il Quartetto Mitja (che prende il nome dal vezzeggiativo con cui la madre di Shostakovich era solita chiamare suo figlio) sta portando avanti da molti anni un interessante e ambizioso progetto: l’incisione dei 17 Quartetti per archi di Gaetano Donizetti.
Si proprio lui, uno dei più prolifici e celebri operisti della prima metà dell’Ottocento, autore di opere celeberrime come L’elisir d’amore, Lucia di Lammermoor, Maria Stuarda, Anna Bolena, Don Pasquale e così via, giusto per citarne qualcuna, ma anche raffinato e attento compositore di eccellente musica da camera.
“Scoperto” dal Quartetto Mitja che, a tal proposito ha già inciso per l’etichetta Urania Records due preziosi cofanetti, ognuno dei quali contiene due cd con le incisioni dei primi 12 quartetti per archi, Donizetti durante le pause tra un’opera l’altra, era solito riempire i suoi spazi vuoti con la composizione di musica strumentale.
Ed è stato proprio un Quartetto d’archi di Donizetti, il n. 7 in fa minore, che ha aperto la già citata mattinata musicale nella veranda neoclassica di Villa Pignatelli: si stratta di uno degli ultimi lavori (insieme al n. 6 in sol minore) scritto nel 1819, come si può chiaramente leggere dalla partitura autografa dello stesso, in cui compaiono anche il luogo, Bergamo (la sua città natia) e la data 6 maggio.
Dopo l’esecuzione di questo primo quartetto, che aveva già ampiamente delineato alcuni aspetti peculiari dei quattro componenti del quartetto e cioè un delicato e affascinante suono e un profondo affiatamento tra i quattro strumenti, è stato proposto il Quartetto d’archi n. 1 “Rispetti e Strambotti” di Gian Francesco Malipiero. Un lavoro che ha profondamente segnato la carriera artistica del Quartetto Mitja, poiché è stata una delle prime incisioni datata 2016 per l’etichetta “Tactus”, ricevendo dalla critica il massimo delle stelle sulla prestigiosa rivista “Musica”.
Terminato nell’aprile 1920, Malipiero ricevette negli Stati Uniti il premio Coolidge, che dedicò alla sua amica e mecenate Mrs. Elisabeth: concepito come un continuum senza sosta – il quartetto non è diviso in tempi – il lavoro di Malipiero è una lunga, complessa e difficile scrittura contrappuntistica, che il Quartetto Mitja ha affrontato con grande e abile disinvoltura e una profonda conoscenza della musica del Novecento, lasciando un impronta decisamente soddisfacente nell’esecuzione dello stesso, testimoniata dagli scroscianti e lunghi applausi del pubblico presente.
Il concerto si è poi concluso con un salto all’indietro di un secolo che ci ha riportati di nuovo nella prima metà dell’Ottocento con il Quartetto d’archi n. 6 in fa minore, op 80 di Felix Mendelssohn Bartholdy, riproponendo la stessa tonalità del quartetto iniziale di Donizetti. Composto durante l’estate del 1847, in memoria della sua amatissima e dotata (era un’eccellente compositrice) sorella Fanny, scomparsa prematuramente nel maggio dello stesso anno, fu pubblicato due anni più tardi, dopo la sua morte. Strutturato nei quattro classici movimenti, il lavoro del geniale compositore di Lipsia è pervaso da una profonda malinconia e un forte senso di inquietudine che il Quartetto Mitja ha saputo cogliere molto bene, con grande esperienza, lodevole professionalità e uno spiccato senso di affiatamento che ritroviamo in tutti e quattro i movimenti.
La malinconica elegia, poi, dell’Adagio che ritroviamo nel terzo movimento, affidato alternativamente a tutte le quattro voci degli strumenti, per poi riunirsi in un comune e affiatato “tutti” finale, ha lasciato un ricordo molto vivo nell’abile esecuzione del stesso. Un tale coinvolgimento emotivo dettato da un lodevole trasporto intimistico, non poteva non essere completato dal consueto bis finale che ci ha riservato una bella, inattesa e “imbarazzante” sorpresa: quando il quartetto è rientrato, durante gli applausi, il secondo violino
Un concerto di rara qualità e con eccellenti musicisti immersi in una particolare e significativa simbiosi tra pubblico e artisti: tutti concentrati allo stesso modo, interpreti e fruitori, in un’unica direzione, quella della grande musica. Voglio inoltre segnalare che questo stesso concerto verrà replicato sabato 29 giugno, a Cava de’ Tirreni (SA).
Articolo pubblicato il: 30 Maggio 2024 16:46