La chiamano la “malattia silenziosa” per la difficoltà che hanno a parlarne le donne che ne soffrono: Incontinenza urinaria.
Si tratta, come ha precisato la professoressa Elisabetta Costantini, direttore della Struttura Complessa di Urologia a indirizzo Andrologico e Uroginecologico dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, ospite lunedì 8 marzo a ‘Buongiorno salute’, di una patologia che ha un impatto drammatico sulla vita quotidiana e le relazioni interpersonali delle donne, ed è ampiamente sottovalutata. “Il disturbo – ha precisato la professoressa Costantini – è vissuto da molte donne come un insuperabile ‘tabù’; raramente ne parlano con il proprio medico o con lo specialista, non senza disagio e, più spesso, si arrendono, accettando il problema e le sue pesanti implicazioni e ricorrendo all’assorbente igienico come unico rimedio quotidiano”.
I motivi sono da ricercare nella conformazione anatomica femminile. Fattori di rischio possono essere la gravidanza e il parto, perché facilitano lo stiramento dei legamenti di sostegno della vescica. Ma anche gli ormoni possono svolgere un ruolo, perché hanno un’azione di mantenimento del tono muscolare dell’intera area pelvica. Con la menopausa cala la loro produzione e quindi è possibile assistere ad un aumento degli episodi di perdite involontarie di urina.
I problemi di incontinenza non necessariamente vanno di pari passo con l’età. Infatti, in circa il 20% dei casi, i disturbi compaiono addirittura prima dei 30 anni. La causa è da ricercare nelle infezioni urinarie o vaginali, negli effetti secondari di alcuni farmaci, debolezza muscolare, malattie nervose o muscolari ed effetti secondari di alcuni interventi chirurgici. Inoltre è dimostrato scientificamente come l’incontinenza sia più frequente tra le persone che fumano o che siano in sovrappeso.
La forma più frequente è l’incontinenza da sforzo (o incontinenza da stress), cioè la perdita che avviene durante un’attività fisica, un colpo di tosse o un movimento (50% dei casi). L’incontinenza da urgenza , che è preceduta da un intenso ed impellente desiderio di urinare, è meno frequente di quelle da sforzo (circa il 15% dei casi), anche se in alcuni casi possono essere presenti entrambe le forme in modo associato (incontinenza mista). Tra le altre possibili forme vi è la cosiddetta incontinenza da ‘overflow’. Questa si verifica quando la vescica è incapace di svuotarsi in modo sufficiente e rimane troppo piena, causando delle perdite involontarie di urina.
Per la cura dell’incontinenza urinaria si possono percorrere diverse strade, in funzione della causa e della gravità. Modificare lo stile di vita è sicuramente il primo passo da prendere in considerazione: la perdita di peso, l’abolizione o la riduzione di assunzione di caffè e lo stop del fumo sono sicuramente i primi accorgimenti da mettere in atto. Ci sono poi gli esercizi mirati per la riabilitazione della muscolatura pelvica e l’assunzione di farmaci specifici, come la terapia estrogenica locale nelle donne in menopausa o di farmaci che riducono l’attivazione “non controllata” del muscolo detrusore della vescica. Infine la chirurgia: è indicata solo in alcuni casi di incontinenza che non trovano beneficio con altri tipi di trattamento.
“Parlarne, – ha concluso la professoressa Costantini, – per fare capire a tutte le donne che devono rivolgersi a centri specializzati, in grado di inquadrare il problema e fornire le giuste risposte. Il pannolino non è la soluzione, ma solo l’ultima opzione, quando non ci sono altre alternative. Come donna, voglio ribadire che non dobbiamo convivere con questo problema ma risolverlo, e per fare questo non dobbiamo aspettare, ma prevenire”.
Articolo pubblicato il: 14 Marzo 2021 14:57