Io sono Tempesta è il titolo del nuovo film di Daniele Luchetti. Il protagonista si chiama Numa Tempesta, ha il volto di Marco Giallini ed è un ricchissimo imprenditore truffaldino che, per via di una condanna per frode fiscale, finisce ai servizi sociali, incrociando la sua strada con quella dei poveri che frequentano il centro di prima accoglienza cui viene destinato.
Tempesta, imprenditore che sconta una condanna ai servizi sociali, potrebbe ricordare la figura di Silvio Berlusconi (che invece, col volto di Toni Servillo, sarà “protagonista” del nuovo film di Paolo Sorrentino).
Luchetti aveva ben chiara una convinzione: Tempesta doveva essere un tipo simpatico. Perché, spiega il regista, “i più grandi figli di puttana della storia di questo paese sono anche simpatici“.
A fargli da contraltare c’è Bruno, interpretato da Elio Germano: uno che ha perso tutto e dorme per strada assieme al figlio Nicola. “Bruno potrebbe ricordare Claudio, il personaggio di Elio in La nostra vita, andato in rovina– dice ancora Luchetti-. Di certo è uno che nonostante tutto pensa di non avere problemi, che i problemi delle persone non esistano più, e di essere davvero fatto della stessa pasta di Numa. È una caratteristica del nostro tempo“. Assieme a Bruno, Numa Tempesta conosce tutta una banda di poveri che Luchetti ha prima scritto a partire dalle ricerche fatte nei centri di accoglienza di tutta Italia, e poi assemblato scritturando molti attori non professionisti.
Per il regista, il film è “frutto delle suggestione del cinema che amiamo e che abbiamo scopiazzato, e dall’osservazione della realtà, sia quella dei ricchissimi che quella dei molto poveri. La borghesia, di solito al centro del cinema italiano, qui non c’è. E volevamo parlare di un problema sociale con un tono diverso da quello drammatico dei registi borghesi che si calano nelle borgate”.
Dice ancora il regista di Io sono Tempesta (da domani nelle sale): “Non offriamo soluzioni, né una morale. Forse perché oggi la morale non esiste più. Numa è uno che non si pente mai, come il Don Giovanni di Mozart. Ma Bruno e gli altri diventano figli di puttana più di lui. Questo film è una foto di quello che sta succedendo oggi, popolata da personaggi che amiamo, che non giudichiamo, cui non ci sentiamo affatto superiori“.
Articolo pubblicato il: 11 Aprile 2018 18:05