Storia della Canzone Classica Napoletana: E. A. Mario, autore leggendario di capolavori come “La leggenda del Piave”, “Santa Lucia luntana” e “Tammurriata nera”
L’incredibile e avvincente storia della canzone napoletana, si occuperà oggi di un personaggio che oserei definire leggendario, per ciò che ha rappresentato, negli anni d’oro della Canzone Classica Napoletana, all’interno nel vasto panorama artistico partenopeo: E.A. Mario.
Infatti, il nostro artista non si è limitato solo al ruolo di autore di grandi ed indimenticabili canzoni, ma è stato anche, tra l’altro, musicista, editore, critico ed un impiegato presso gli uffici delle Poste, un lavoro che spesso ha dovuto affrontare, per sopravvivere.
La storia
E.A. Mario, un nome insolito per un artista di grande levatura artistica, era lo pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta, figlio del barbiere Michele e della casalinga Maria Della Monica, genitori che vivevano in un basso del quartiere Vicaria, un luogo affollato e frequentato da un’infinità di persone, che gravitavano intorno la vita “disordinata” di E.A. Mario.
Infatti, non a caso, cominciò a lavorare proprio come “barbiere” già all’età di sei anni nella bottega del padre, poi si prese la licenza elementare, e successivamente, come già accennato in precedenza, si impiegò nelle poste. Ma la sua vera e spiccata vena artistica non tardò ad arrivare, cominciando a strimpellare il mandolino che un cliente del salone aveva dimenticato e che affrontò con un certo divertimento, ma di sicuro poco redditizio.
Con lo stipendio che guadagnava grazie all’impiego alle poste, si poteva permettere anche l’acquisto di molti libri, che leggeva e studiava fino a tarda notte. Ciò gli permise di assimilare quella cultura che di lì a poco lo avrebbe introdotto in un giornale presso il quale cominciò a scrivere addirittura articoli e trafiletti di argomenti vari.
Storia artistica
Ma veniamo ora alla sua vera attività artistica, che come tutti noi sappiamo è stata quella di grande poeta, infatti già all’età di vent’anni, scrisse Cara mammà, che edita da Ricordi, divenne celebre nel giro di pochi giorni. Ma non è certamente con questa canzone che E.A. Mario è diventato una leggenda, ma lo è stato di gran misura con canzoni che prossimo definire, senza dubbio, storiche.
Tra queste spiccano Cumme se canta a Napule del 1911, Funtana all’ombra del 1912, seguita da Maggio si’ tu! e dall’indimenticabile Io, ‘na chitarra e ‘a luna del 1913, tutte edite da Bideri, canzoni che consiglio vivamente di andare a riascoltare visto che talvolta si ricorda più il motivo conduttore delle stesse, che non il titolo.
La canzone che è senza ombra di dubbio la più famosa e rappresentativa del nostro E. A. Mario, è legata purtroppo a un evento tragico e altamente drammatico: quello della guerra. Infatti allo scoppio della Grande Guerra, E. A. Mario, che si trovava a Bergamo dove era stato trasferito nell’ufficio postale della città, compose nella notte del 23 giugno 1918, La leggenda del Piave, celeberrima canzone che all’epoca divenne un vero e proprio inno nazionale. Questi, alcuni passaggi dei suoi famosissimi versi: Il Piave mormorava / calmo e placido al passaggio / Dei primi fanti, il ventiquattro maggio: / L’esercito marciava / Per raggiunger la frontiera, / Per far contro il nemico una barriera… etc. etc.
Con questa e con tante altre canzoni E. A. Mario era ormai al culmine della sua popolarità, e la sua vena artistica non cessò mai di creare capolavori assoluti come la malinconica ad appassionata Santa Lucia luntana, un vero e proprio inno degli emigranti, che ancora oggi nell’ascoltarla stringe forte il cuore, seguita dalla bellissima e dolcissima Canzone appassionata, dagli inconfondibili versi: ‘N’albero piccerillo aggiu piantato / Criscennolo cu’ pena e cu’ sudore… / … / E, amara comme sì, / Te voglio bene… / Te voglio bene / E tu me faje murì!
Inoltre voglio ricordare anche la divertente Dui Paravise, per la quale E. A. Mario scrisse la musica, la commovente Balocchi e profumi, di cui fu autore sia della musica che dei versi in lingua, ed infine come non menzionare una delle più classiche delle nostre canzoni partenopee Tammurriata nera, il cui testo fu scritto dall’autore di Voce ‘e notte, Eduardo Nicolardi.
La sua attività fu frenetica ed ininterrotta fino a quando una malattia, causata da una brutta caduta, gli impedì di proseguire la sua attività di artista. Si spense all’età di 77 anni il 24 giugno del 1916, quando già aveva perso l’uso della parola, assistito con amore e affetto dalle sue tre figlie Italia, Delia e Bruna.
E’ sepolto al cimitero di Poggioreale, nel recinto degli uomini illustri, dove spesso si reca una delle figlie a rendere omaggio ad un padre che, con la sua opera, ha fatto ancora più grande la città di Napoli. Purtroppo la preziosa scultura del volto di E. A. Mario, che era stata sistemata sulla sua tomba, una mattina non fu più ritrovata, trafugata da mani indegne e ignote, forse dai suoi stessi concittadini napoletani.
Anche per me fu uno “spettacolo” pietoso, nel vedere sparito quel simbolo al quale, in fondo, mi ero abituato, tutte le volte che, dopo aver fatto visita a mio padre, mi soffermavo sulla tomba di E. A. Mario. La stessa cosa accadde, poco più innanzi e qualche tempo dopo, sulla tomba di un altro grande artista partenopeo, Raffaele Viviani, del quale sparì la scultura che riproduceva il suo volto, strappata con violenta incuria dalla lapide sulla quale era stata sistemata.
Purtroppo oggi il Cimitero Monumentale di Poggioreale, non solo è privo di sorveglianza, ma versa in un stato di totale e forte degrado, e non mi riferisco solo al citato Recinto degli Uomini Illustri, ma anche a tutto il vasto complesso cimiteriale, di cui l’amministrazione comunale non se ne occupa più, ormai da anni.