Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, tra tanti film già noti e storie conosciute, meriterebbe la giusta attenzione un film passato in sala a novembre scorso, non un capolavoro, ma una storia ignota ai più che sarebbe necessario apprendere: La Signora dello Zoo di Varsavia con Jessica Chastain e Daniel Bruhl.
La signora dello zoo di Varsavia (in inglese il titolo originale è The Zookeeper’s wife) è l’ultima pellicola diretta da Niki Caro – regista di film come La ragazza delle balene e North Country – Storia di Josey, e a breve impegnata con le riprese della versione live action di Mulan della Disney -, interpretata da Jessica Chastain, Daniel Brühl e Johan Heldenbergh. L’attrice americana, due volte candidata all’Oscar senza fortuna (nel 2013 fu battuta da Jennifer Lawrence del film Silver Linings Playbook – Il lato positivo) è Antonina Żabińska, moglie, madre e lavoratrice che per molti, durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne insieme al marito Jan un faro di speranza nella Varsavia occupata dai nazisti.
Quest’anno l’abbiamo vista molto impegnata per il movimento femminista #meToo e #TimesUp ai Golden Globes, dove era favorita, e si parla anche stavolta di una nuova nomination agli Academy Awards, non per la performance regalata in questo film, che resta comunque toccante e intensa, ma penalizzata dal risultato complessivo debole e da una regia poco incisiva.
Il dramma, La signora dello zoo di Varsavia, è tratto dal best-seller di Diane Ackerman, edito in Italia da Sperling & Kupfer, basato a sua volta sui diari personali di Antonina, e racconta la storia eroica di una donna che, pur vivendo in un’epoca di paura e distruzione, ha combattuto per preservare quel che di buono resiste nell’animo umano durante le tempeste della Storia. Nella Polonia del 1939, la brutale invasione nazista, che apre di fatto la Seconda Guerra Mondiale, portava morte e devastazione in tutto il paese e la città di Varsavia veniva ripetutamente bombardata, compreso lo zoo del titolo.
La signora dello zoo di Varsavia trama. Antonina e suo marito, il dottor Jan Żabiński (ritratto da Johan Heldenbergh), custode dello zoo cittadino, sono molto uniti sia nella vita privata che in quella professionale. Dopo la distruzione dello zoo sotto le bombe i due si ritrovano da soli a salvare i pochi animali sopravvissuti: cammelli, elefanti, leopardi, tigri, leoni e zebre che si aggirano, come spettri infausti, tra le rovine causate dalle prime bombe del secondo conflitto mondiale. Sgomenti per ciò che sta accadendo al loro amato paese, la coppia deve anche sottostare alle nuove politiche di allevamento del nuovo capo zoologo nominato dal Grande Reich Tedesco nel Governatorato Generale: Lutz Heck – il bravo attore di origini catalane e germaniche Daniel Brühl – che insegue folli disegni di ripopolamento delle foreste d’Europa con bestie ormai estinte o scomparse, nel segno dei più demoniaci e disturbanti sogni nazisti di stampo esoterico.
Quando la violenza nazista arriva all’apice e inizia la persecuzione degli ebrei con la chiusura del ghetto e il suo rastrellamento, preludio della tristemente nota soluzione finale, i due coniugi decidono che non possono restare a guardare e cominciano in segreto a collaborare con la Resistenza partigiana, intuendo che le gabbie e le gallerie sotterranee dello zoo possono servire a proteggere in segreto delle vite umane. Quando la famiglia mette in atto il piano per salvare più abitanti possibili del ghetto di Varsavia – di impatto i momenti e la scena di violenza, suggerita o implicita, su una ragazzina giudaica – Antonina non esita a mettere a rischio anche se stessa e i suoi figli, mentre le fiamme del conflitto e dello sterminio giungono sotto forma di cenere alle loro finestre, proprio come nell’incendio di Plaszow in Schindler’s List di Steven Spielberg.