Complessivamente, quest’anno sono stimati circa 370.000 nuovi casi di tumore, 190.000 solo uomini e la restante parte donne. Il tumore più frequente in Italia è diventato quello della mammella e nel 2018 sono stati stimati 52.800 nuovi casi, mentre nel 2017 erano 51.000. Seguono il cancro del colon-retto, che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017).
E quasi 3,4 milioni di cittadini vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2.244.000 nel 2006), il 6% della popolazione: un dato in costante aumento.
È il censimento ufficiale che descrive l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), Fondazione AIOM e PASSI (Progressi Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2018’, presentato al Ministero della Salute.
I tumori colpiscono meno nel Meridione e tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850). -“Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar.
Negli uomini, continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile”.
Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%“.
L’Italia dell’oncologia, sulla base delle percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, è divisa in due: in Emilia-Romagna e Toscana si sopravvive di più, mentre il Sud è fanalino di coda e sempre nelle regioni meridionali si registra un boom di fumatrici tra le 25-34enni a questo si aggiunge poi gli stili di vita scorretti a causare poi le differenze nelle regioni.
Al Nord si registrano dunque i tassi migliori di sopravvivenza, in particolare nelle prime tre posizioni si collocano Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. In coda il Sud, con Sicilia, Sardegna e Campania, differenze che si spiegano soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi di screening che consentono di individuare la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte.
Nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio.
In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie.
Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per molti tumori e in Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti: le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita.
A rilanciare l’allarme sono gli oncologi che, presentando il Rapporto ‘I numeri del cancro in Italia 2018’ dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), avvertono come la situazione sia preoccupante soprattutto per le donne del Sud. Il 26% degli italiani, infatti, fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni).
A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio per cattivi stili di vita (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumore della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. Per questo è fondamentale investire in campagne di prevenzione.
In Italia si stima che le morti attribuibili al fumo vadano da 70.000 a 83.000 ogni anno con una età compresa tra i 35 e i 65 anni. È stato calcolato, però, che se tutti adottassero uno stile di vita corretto si potrebbe evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre. La prevenzione, quindi, è nelle mani di ognuno.
Smettere di fumare è salutare per la propria salute, per chi ci sta vicino, per sentirsi psicologicamente liberi e per migliorare il proprio aspetto.
Tra i fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo del cancro, il fumo è uno dei più importanti. Il suo legame con i tumori, con l’infarto, l’enfisema e molte altre malattie è dimostrato ormai da una grande mole di prove scientifiche. Ogni sigaretta accelera il processo di arteriosclerosi, il principale fattore di rischio cardiovascolare, quanto cinque per gli uomini.
Articolo pubblicato il: 3 Ottobre 2018 7:00