Leonardo, investimenti e meritocrazia per il rilancio
Lo sviluppo e la competitività di Leonardo si basano sugli investimenti e sulla valorizzazione delle risorse dei lavoratori dotati di esperienza, coscienza e cultura in ambito dei sistemi di difesa, spazio, aeronautica e sicurezza.
di Antonella Amato – Italia ultima per ‘meritocrazia’. L’associazione no-profit Forum della Meritocrazia ha misurato lo “stato del merito in un Paese” (pubblicata online), utilizzando dati forniti da Commissione Europea, Ocse, The Economist, World Justice Project e altri enti. L’Italia si colloca al non-sorprendente ultimo posto della classifica sui dodici Paesi europei presi in esame. Ma naturalmente questo fenomeno nel nostro Paese non è diffuso solo nella pubblica amministrazione ma anche nelle grandi aziende a partecipazione statale soprattutto in quelle che subiscono l’influenza politica che condiziona la scelta delle risorse umane. Per esempio il governo nel proporre le nomine per il rinnovo del cda Leonardo, ex azioni Finmeccanica, ha sottovalutato la natura industriale del gruppo. «L’ex amministratore delegato Mauro Moretti ha ristrutturato e messo i conti in ordine, ora si deve procedere al rilancio di Leonardo con gli investimenti». Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom, va dritto al punto che più in questo momento sta a cuore ai metalmeccanici della Cgil: dare una prospettiva al gruppo industriale più importante in Italia, Leonardo- Finmeccanica. «L’era Moretti non ha prodotto tagli di personale – conclude il sindacalista -. Un processo di moralizzazione del gruppo andava fatto così come la messa in ordine dei conti». Ma si dovrà completare l’attuale assetto organizzativo che ha visto trasformare l’ex holding finanziaria Finmeccanica nell’azienda unica Leonardo e allo stesso tempo fornire prospettive produttive e occupazionali a lungo termine con competenze ingegneristiche in ambito dei sistemi di difesa, spazio, aeronautica e sicurezza a partire dagli stabilimenti di Puglia e Campania (Divisione Aerostrutture ex Alenia – ex Selex). Alessandro Profumo amministratore delegato di Leonardo continuerà il rinnovamento e il processo di moralizzazione nella gestione dell’azienda? Nel frattempo ha nominato una squadra di manager per rilanciare Leonardo in un programma di ricerca e di progettazione, con nuovi prodotti e nuovi partner. Naturalmente si spera che il governo si doti di un piano industriale e dica fino in fondo come e con quali prodotti, quali commesse, vuole tutelare e dare un futuro alle industrie della Leonardo nel Mezzogiorno. Ma non basta. Lo sviluppo e la competitività delle grandi aziende non si basano solo sulla scelta dei manager ma, come nel caso di Leonardo, sulle risorse dei lavoratori dotati di esperienza, coscienza e cultura nel settore di riferimento. Ma negli ultimi anni questo valore pare che sia venuto a mancare. La parola “meritocrazia” sembrerebbe poco conosciuta in aziende come Leonardo. La politica e i sindacati potrebbero aver influenzato l’assunzione di persone che oggi ricoprono ruoli pur non avendo le dovute competenze. Queste scelte potrebbero aver condizionato la qualità del prodotto con forti ripercussioni sul cliente come accaduto di recente sul programma 767 ed in precedenza con ATR Bombardier 787 e altri. Leonardo è un’azienda a partecipazione statale per cui le assunzioni avvengono tramite le agenzie interinali oppure per chiamata diretta tenendo conto solo dei titoli di studio e dei colloqui. Pertanto si può verificare che i neo assunti siano assegnati anche in posizioni strategiche delicate pur non avendo esperienza in ambito dei sistemi di difesa, spazio, aeronautica e sicurezza. Se le priorità devono essere investimenti, nuovi prodotti e tutela delle risorse manageriali, tecnologiche e lavorative, presenti nell’azienda del gruppo, è anche vero che occorrerebbe rivedere le scelte fatte fino ad oggi. Alessandro Profumo nelle sue ultime dichiarazioni mette in prima linea le risorse umane del gruppo Leonardo lasciando intendere che in futuro ci saranno dei cambiamenti. Si potrebbe partire dalla valorizzazione del personale interno, considerando il “merito” e premiando coloro che hanno accumulato esperienza e contribuito con sacrifici e passione in tanti anni alla crescita dell’Azienda. A tal proposito citiamo uno studio condotto su quasi 6.000 lavoratori svedesi dall’Università di Stoccolma che ha voluto fare luce sulla relazione che lega la salute dei dipendenti alla cosiddetta “giustizia procedurale”, ovvero la correttezza che governa i rapporti tra le persone sul posto di lavoro e l’evoluzione della loro carriera. Chiedere più “meritocrazia” non è solo una questione di giustizia, ma perfino di salute. Lavorare in un posto dove fanno carriera solo i “furbetti” e le decisioni vengono prese in maniera poco trasparente, riduce il senso di benessere fisico. Al contrario i lavoratori si sentono più sani, positivi e produttivi quando vedono vincere il senso di giustizia, sia per quanto riguarda la divisione dei compiti, che per le promozioni e gli aumenti di stipendio.
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