L’ Europa è in corsa per la missione sulla Luna, programmata per il 2024. L’accelerazione data ai programmi di colonizzazione spaziale hanno dato impulso alla ricerca in molti settori avanzati.
Tra questi in quello dell’agricoltura in condizioni estreme ed in assenza di gravità, ricerche e tecniche che è necessario sviluppare per garantire l’autosufficienza alimentare alle future colonie dell’uomo su altri corpi celesti.
Ma anche, come quasi sempre accade con la ricerca avanzata, per offrire soluzioni innovative alle produzioni terrestri.
L’Università Federico II è punta avanzata in questo tipo di ricerca grazie alle attività del dipartimento di Agraria di Portici, da tempo impegnata in tale segmento della ricerca.
Oggi il dipartimento ha appuntato un nuovo risultato al suo già nutrito “palmares” grazie al varo di un nuovo progetto “spaziale” finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), uno di quelli finalizzati a scoprire nuove idee e nuove attività non convenzionali rilevanti per il progresso delle attività spaziali.
Il progetto, denominato “Super Food for Space, prevede lo sviluppo di protocolli per la coltivazione nello spazio della Wolffia globosa, una “lenticchia d’acqua” dalle caratteristiche molto particolari: pur essendo la “più piccola pianta da fiore” (l’individuo adulto è circa 1 mm) possiede eccezionali qualità nutrizionali (21/25% di contenuto proteico, 60% di acidi polinsaturi, 3/4% di grassi).
Possiede inoltre una incredibile capacità di produzione in quanto raddoppia la propria biomassa in un giorno e mezzo.
Il progetto è stato messo a punto dal Dipartimento di Agraria diretto dal professor Matteo Lorito (nella foto), a cura della professoressa Giovanna Aronne (titolare della cattedra di Botanica ambientale ed applicata e veterana di studi di biologia vegetale nello spazio), dal dottorando Leone Ermes Romano e Leonardo Surdo di ESA (SciSpaceETeam) quali co-autori.
È inoltre cofinanziato da una ditta campana: Informatica Service di Pasquale Eduardo. Gli obiettivi specifici della ricerca sono: a) definire i protocolli di coltivazione che possano massimizzare la crescita e le caratteristiche nutrizionali della lenticchia d’acqua nello spazio; b) definire i requisiti per la progettazione di un sistema automatizzato di coltivazione spaziale.
L’approccio allo studio approfondirà le poche conoscenze sulla biologia di questa specie molto diversa dalle comuni piante coltivate e sulle interazioni con fattori ambientali terrestri (come luce, bisogni nutrizionali, i requisiti di temperatura) e i fattori spaziali (ad esempio la gravità alterata).
Le esigenze specifiche della nuova coltura saranno identificate in un contesto tipico dei sistemi chiusi di supporto vitale biorigenerativo in cui il ruolo delle piante non si limita alla fornitura di cibo fresco, ma anche al riciclo dei reflui prodotti dagli astronauti, la purificazione delle acque sporche tramite la traspirazione fogliare, l’eliminazione dell’anidride carbonica prodotta durante la respirazione e la produzione di ossigeno tramite la fotosintesi.
Tutto il know-how sviluppato a terra sarà utilizzato per realizzare un sistema di coltivazione automatizzato, ad alta produttività ed efficienza, obiettivi fondamentali per il supporto alla vita durante le missioni di esplorazione spaziale umana.
Ciò senza trascurare le possibilità che le conoscenze acquisite offriranno per trovare applicazioni per future coltivazioni industriali sulla Terra, come: produzione di biomasse per alimentazione umana ed animale, per biocarburanti, biomonitoraggio e fitorisanamento di acque inquinate.
Articolo pubblicato il: 9 Settembre 2020 22:43