L’imprenditore Antonio Ieffi era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una maxi inchiesta sulla fornitura di mascherine anticovid, ma dopo due anni, è stato definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione.
Nei primi mesi di emergenza pandemica l’imprenditore Antonio Ieffi era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una maxi inchiesta sulla fornitura di mascherine anticovid, ma dopo due anni, è stato definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione.
L’indagine, condotta dalla Procura di Roma, era partita da una segnalazione di Consip in cui si faceva riferimento ad una serie di presunte anomalie riscontrate nell’ambito della procedura della gara bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. La società riconducibile a Ieffi, con la sottoscrizione di un apposito accordo quadro con Consip, si era impegnata, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine. Ma quelle mascherine non sono mai giunte dalla Cina in Italia.
L’arrivo del carico di mascherine era saltato all’ultimo momento, dall’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun a Malpensaper un blocco aereo.
«Quel carico doveva partire il 16 marzo 2020 ma nel pomeriggio il Qatar decise di imporre il blocco del proprio spazio aereo. Un problema per noi, perché il nostro volo doveva passare proprio da lì», ha sempre sostenuto l’uomo.
Ma era stato condannato in primo e secondo grado a due anni e sei mesi di reclusione per il reato di turbativa d’asta (mentre era stato assolto dall’accusa di inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture), ma ora i giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione hanno annullato senza rinvio la sentenza di appello «perché il fatto non sussiste».