di Maria Sordino – Ci accorgiamo che ci manca solo quando non c’è, proprio come con un grande amore. È lui, il bidet, il sanitario più amato dagli italiani e, a quanto pare, da pochi altri al mondo. Sì, perché non siamo in molti sul pianeta ad averne obbligatoriamente almeno uno in casa, tranne che in Italia. Così noi italiani, quando viaggiamo all’estero, ci rimaniamo male se non lo troviamo nella stanza da bagno.
Un po’ di storia: benché gli italiani siano i primi sostenitori del discusso sanitario, non sono stati loro a inventarlo.
Il bidet inizia a comparire negli arredamenti francesi tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, anche se non si conosce la data certa della sua invenzione. La prima testimonianza risale al 1710, anno in cui il probabile inventore, Christophe Des Rosiers, lo installò presso l’abitazione del Primo Ministro francese ad uso della sua signora, Madame De Prie. La cosa è giunta fino a noi grazie alle memorie dell’allora Ministro degli Esteri – nonché amante dell’allegra Madame De Prie – che nel 1726 racconta di essere stato ricevuto dalla signora mentre era seduta a cavalcioni su uno strano sgabellino a forma di violino.
In realtà, la forma era quella di una vaschetta ovoidale, sistemata su un supporto di legno, con quattro piedi. Il mobiletto, di fattura raffinata, usciva esclusivamente dai laboratori di grandi ebanisti. I primi prototipi con bacinella di porcellana o di stagno e materiali pregiati erano commissionati dall’aristocrazia. Alla Reggia di Versailles ne installarono addirittura 100, per poi eliminarli una decina d’anni più tardi perché inutilizzati: furono dismessi nelle case d’appuntamento francesi. Fu quello l’evento che etichettò il bidet in Francia (e in gran parte d’Europa) come “strumento di lavoro meretricio”.
Nei registri contabili degli artigiani della prima metà del secolo XVIII era denominato “sedia di pulizia”, ma sembra che, sin dall’inizio, il nome più usato fu bidet, cioè “Cavallino”, a richiamare la posizione necessaria per utilizzarlo.
Nella seconda metà del Settecento troviamo testimonianza del primo bidet in Europa utilizzato fuori dai confini francesi, precisamente in territorio italiano. La sua diffusione iniziò prima nel Regno delle Due Sicilie e, molti anni più tardi, anche nel resto della penisola. Fu la Regina di Napoli Maria Carolina d’Asburgo Lorena ad essere particolarmente innovativa nel volere un bidet nel suo bagno personale alla Reggia di Caserta.
Dal 1900, durante l’età vittoriana, con l’avanzamento tecnologico delle tubature, il bidet, assieme al vaso da notte, divenne uno strumento utilizzato nella stanza da bagno e non più in camera da letto.
Oggi è presente, oltre che in Italia, anche in Spagna, in Portogallo, nei Paesi Latini e in Giappone. Viene usato dal 97% degli Italiani, dal 47% dei francesi e portoghesi, dal 13% degli inglesi e americani e solo dal 6% dei tedeschi. Negli altri Paesi è poco o per niente diffuso.
Sembra però, ahimè, che il suo futuro sia alquanto incerto.
Il bagno 2.0 sarà sempre più raccolto e tecnologico, “con la tecnologia ben integrata e in armonia con gli altri arredi”, come ha recentemente dichiarato il designer Roberto Palomba, tutto per un maggior wellness personale. E proprio il tradizionale bidet sarà presto soppiantato dai sistemi shower toilet, comunemente utilizzati nel Paese del Sol levante. Si prevedono tempi duri per l’igiene personale…