La Storia prese un altro corso, si sa, e forse il Papato ebbe più di una voce in capitolo e in merito, con l’opposizione interna, le pretese costantiniane di superiorità spirituale sui regnanti, e la chiamata dei Franchi invasori a difendere l’Esarcato, primo nucleo del Patrimonium Petrii che diventerà Stato della Chiesa.
L’esposizione museale conferma proprio quella magnificenza artistica, già risaputa e ben illustrata nei libri di Storia e soprattutto in quelli di Storia dell’Arte, con le splendide fibule e i monili prodotti dagli orafi longobardi, i bassorilievi a tema vegetale e animale di gran raffinatezza. L’influenza gotica bizantina è evidente, e accompagnerà tutta la scultura e l’arte decorativa medievale in Italia e nel continente: siamo nell’Evo Medio, l’età della trascendenza che si traduce in fissità metafisica dei volti, nel mosaico come nelle statue e nelle raffigurazioni marmoree.
A colpire, insieme alle riproposizioni degli abiti d’epoca, fogge che aiutano a immaginare gli italici di allora, sono in particolare i ritrovamenti di tombe di guerrieri in cui, accanto allo scheletro umano, figurano anche quelli del suo cavallo e talvolta dei cani: un’usanza germanica arrivata fino in Italia, al parti delle lavorazioni in vetro cuneiformi o a mo’ di corno, ancora presenti in Germania e usate oggi per servire la birra e altri alcolici.
Dopo il grande successo a Pavia e in attesa di approdare a San Pietroburgo, questo percorso espositivo avvolgente e avvincente è già da due mesi a Napoli, città che rimase Ducato legato a Bisanzio e poi via via sempre più indipendente, ma in costante contatto con l’antica Beneventum, capitale della Langobardia minor. L’attuale Benevento fu, infatti, insieme al Principato di Salerno, una delle roccaforti longobarde nel Mezzogiorno, distante e perciò poco controllata da Pavia, sede storica dei re longobardi. Sopravvissero allo sfacelo del regno di Desiderio e all’alba del Sacro Romano Impero, ma entrambe le compagini campane furono poi travolte dall’ondata normanna che avviò la prima unificazione nazionale: quella del Meridione, compatto fin dall’anno Mille in un’unica realtà politica, a differenza del resto della penisola.
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