Lonquich trionfa al San Carlo con Mozart

Nel doppio ruolo di direttore-solista, Alexander Lonquich, affermato pianista internazionale, con il Concerto per Pianoforte e orchestra K. 491 e la Sinfonia “Jupiter”, ha interpretato due grandi capolavori di Mozart.

Il secondo appuntamento della Stagione di Concerti 2017/2018, è stato interamente dedicato alla musica di Mozart, nel più classico dei programmi di sala dove, il “Premio Abbiati” Alexander Lonquich si è esibito nella doppia veste di Direttore e Pianista. La prima parte della serata si è aperta con il Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 24 in do minore, K. 491, uno dei più belli e originali concerti di Mozart, che rappresenta senza dubbio il culmine dell’esperienza pianistica degli anni 1784-1786 del compositore salisburghese. Ricco di melodie intense e a tratti dolorose, questo straordinario concerto restituisce quegli elementi di patetica concitazione che forse solo il K. 466 riesce a fare con la stessa intensità. E la garbata e soddisfacente interpretazione che Lonquich ha dato allo stesso, ne ha evidenziato quel carattere magico e originale, con una piacevolezza d’ascolto testimoniata dai lunghi applausi del numeroso pubblico, presente alla serata, al quale ha concesso un breve bis con l’Allegretto in do minore (restando nella stessa tonalità d’impianto del concerto) di Schubert. Questo il commento di Alfredo Casella sul concerto che lo accosta, giustamente, al già citato K. 466: Essi rappresentano nella storia pianistica i primi e perfetti modelli di concerto solistico moderno: l’uno nella sua nobile eloquenza di “personaggio” drammatico, l’altro nel suo pieno e ricco sinfonismo, al quale la presenza del solista non riesce a porre un limite. Con la celeberrima Sinfonia n. 41 in do maggiore, “Jupiter” K. 551, si è aperta la seconda parte della serata protesa a coronamento della ricca produzione sinfonica mozartiana. Infatti, quest’ultimo lavoro sinfonico che risale al 1788, appena tre anni prima della sua prematura morte, rappresenta il testamento spirituale di questo genio della musica. Il fermo e deciso stacco iniziale del primo movimento ci introduce immediatamente in un’atmosfera di grande e imponente costruzione sinfonica, dove i temi principali dialogano mirabilmente tra archi e fiati, in un preciso e perfetto equilibrio. La bacchetta di Lonquich ha saputo dirigere con cura e attenzione una grande e affidabile Orchestra, come quella del San Carlo, restituendoci un Mozart dai toni eleganti e senza dubbio geniali. Un finale esaltante dunque dove la straordinaria scrittura contrappuntistica del quarto movimento si è unita a una profonda espressione di grande ed efficace sapienza musicale.