Il successo consolidato da questi due mesi di intensa programmazione con ben 13 concerti all’attivo, lasciano lo spazio al gran finale per “Orchestra Italia”, cuore sinfonico della 67esima edizione del Ravello Festival 2019.
Questa importante sezione curata in collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli e partner istituzionale della Fondazione Ravello, ha offerto al numeroso e attento pubblico della Città della Musica, la possibilità di apprezzare in un’unica stagione il suono e la personalità delle più prestigiose compagini orchestrali italiane che si sono succedute via via sul suggestivo Belvedere di Villa Rufolo, portando alla ribalta, assieme a grandi classici del sinfonismo europeo, anche la grande tradizione strumentale italiana, attualmente poco eseguita.
Infatti siamo passati attraverso compositori importanti del Novecento come Casella e Sgambati, Martucci e Ghedini, Smareglia e Respighi che, nonostante una godano di una scarsa popolarità tra i meno ferrati in musica, abbiamo riscontrato un interesse sempre più crescente, da parte del pubblico intervenuto ai concerti.
Classe 1990 e figlio del direttore d’orchestra Marcello Viotti, è stato designato miglior direttore emergente agli International Opera Awards del 2017 ed è conteso dalle maggiori orchestre europee.
Il successo del suo debutto alla conduzione della Scala lo scorso ottobre lo ha accreditato come una delle più talentuose giovani bacchette in circolazione. In quest’ultimo concerto di Ravello, il maestro condurrà il prestigioso ensemble fondato da Claudio Abbado in un programma che accosta il Rossini della sinfonia de Il barbiere di Siviglia e il Puccini del Preludio sinfonico con la celeberrima Sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvořák.
Il campo strumentale dove i compositori d’opera potevano farsi notare era la sinfonia prima dell’opera e, in forma più breve, il preludio. Spesso erano gli ultimi brani scritti di fretta. Gioachino Rossini quando dovette pensare a cosa anteporre al Barbiere di Siviglia, prese a prestito la sinfonia di Elisabetta, regina d’Inghilterra (a sua volta rielaborazione di Aureliano in Palmira).
Con precise mutazioni nell’orchestrazione di questo brano, Rossini cambiò il carattere al brano, trasformandolo da tragico a comico. Giacomo Puccini scrisse il suo Preludio sinfonico quando era ancora studente del celebre violinista Antonio Bazzini al Conservatorio di Milano.
Come sappiamo, nel periodo di residenza americana, Antonin Dvořák si appassionò a tal punto all’idea di utilizzare melodie dei nativi americani che decise di scrivere la sua Nona sinfonia, (in realtà la quinta, poiché diede alle stampe solo le ultime cinque, in modo che la quinta corrispondesse alla nona) mettendo insieme alcuni temi ‘indiani’ (ispirati dalle vicende narrate dal poeta William H. Longfellow nel poema Hiawatha) e afroamericani.
Decise anche, fatto storicamente rivoluzionario, che la musica nera fosse ‘americana’. Fu però un passo decisivo per la musica in America: si passava dall’asilo (la mera imitazione dei modelli europei) alla scuola, in attesa che il jazz, idioma musicale popolare appartenente a tutti gli americani, realizzasse la musica del “Nuovo Mondo”.
Ricca di idee, episodi e di molti temi ancora oggi familiari, quest’ultima sinfonia rappresenta l’incontro di due distinte civiltà, restando una delle pagine più celebri e sorprendenti dell’ultimo periodo ottocentesco.
Orchestra Italia
Belvedere di Villa Rufolo, ore 19.30
Orchestra Filarmonica della Scala
Direttore Lorenzo Viotti
Musiche di Rossini, Puccini, Dvořák
Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia sinfonia
Giacomo Puccini
Preludio sinfonico
Antonín Dvořák
Sinfonia n.9 in mi minore “Dal nuovo mondo”, op.95
Articolo pubblicato il: 30 Agosto 2019 9:21