La lotta al Coronavirus continua in laboratorio e il Tocilizumab, il farmaco anti artrite utilizzato presso l’ospedale Cotugno di Napoli, non è il solo.
Molte sono le terapie, destinate al trattamento di altre patologie, che si stanno sperimentando nella lotta al Coronavirus. Sono noti al mondo intero i risultati che via via si stanno ottenendo con il Tocilizumab, il farmaco antiartrite utilizzato al Cotugno.
Così il Resveratrolo e le eparine a basso peso molecolare o l’antivirale Remdesivir, che l’ 11 aprile è stato approvato per l’ uso nella polmonite da Covid-19 ed è utilizzato solo in 10 centri clinici italiani tra cui il Cotugno.
L’ ultimo ritrovato, nella lotta al Coronavirus, è il gabesato mesilato, impiegato per il trattamento della pancreatite e come anticoagulante nell’emodialisi, che alcuni scienziati, tra cui Annalisa Capuano, farmacologo clinico della Vanvitelli e Franco Bonaguro virologo del Pascale, stanno per sperimentare contro Covid-19.
Il farmaco appartenente alla categoria delle serpine che, nella pratica clinica, viene utilizzata nella forma di gabesato mesilato per il trattamento della pancreatite, della CID (coagulazione intravascolare disseminata) e come anticoagulante nell’emodialisi.
«Oggi sappiamo che il virus Sars-CoV-2 entra nelle cellule sfruttando una proteina, presente al loro interno, chiamata TMPRSS2 — sottolineano i ricercatori —. Questa proteina (a cui si agganciano le proteine spike del virus) potrebbe essere un bersaglio per eventuali interventi terapeutici in grado di sconfiggere l’infezione. Alcuni ricercatori tedeschi hanno isolato Sars-CoV-2 prelevandolo da un paziente e hanno testato una molecola molto simile a gabesato, accorgendosi che riesce a bloccare l’ingresso del virus nelle cellule polmonari. Non solo. Il gabesato ha una marcata attività antinfiammatoria (riduce la produzione di citochine, come per esempio il fattore di necrosi tumorale alfa). Infine, importantissimo, possiede attività antiaggregante e anticoagulante».
Poiché molti pazienti Covid-19 presentano importanti tromboembolie (da qui l’utilizzo di un anticoagulante, l’enoxaparina, in molti ospedali) e, anche per questo, spesso vanno in terapia intensiva e vengono intubati, il gabesato potrebbe rappresentare una soluzione interessante da testare. Il punto fondamentale perché la terapia funzioni è che il farmaco venga somministrato, esclusivamente in ospedale, entro 48 ore dall’inizio dell’aggravamento (febbre alta, problemi respiratori), ovvero prima che si verifichi il danno polmonare.