Luciano De Crescenzo: i funerali del grande ingegnere filosofo si terranno domani, sabato 20 luglio (ore 10.30), nella Basilica di Santa Chiara. Tanto affetto alla camera ardente in Campidoglio.
C’è ancora tanta tristezza tra i napoletani (e non solo) il giorno dopo la morte di Luciano De Crescenzo, l’ingegnere filosofo deceduto all’età di 91 anni al Policlinico Gemelli di Roma. Da tempo le sue condizioni di salute (soffriva di una malattia neurologica) non erano delle migliori, finché una polmonite ha messo fine alla sua esistenza terrena ma non certamente al ricordo di un napoletano che ha saputo unire come pochi ironia e cultura.
Tanto affetto per lui alla camera ardente allestita al Campidoglio, che sarà aperta fino alle 20 di oggi: accanto ai familiari, gli amici di una vita come Renzo Arbore e Marisa Laurito. Senza dimenticare la straordinaria ondata d’affetto dei social, sempre più pieni di citazioni e video con protagonista il meraviglioso De Crescenzo. Ma l’ultimo saluto non può che esserci nella sua Napoli: i funerali si terranno domani, sabato 20 luglio (ore 10.30), presso la Basilica di Santa Chiara, in quel Centro storico nel quale è ambientato anche il film tratto dal suo indimenticabile best seller, Così parlò Bellavista (l’ormai “leggendario” palazzo della pellicola si trova infatti nella vicina via Foria).
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha proclamato il lutto cittadino nel giorno dei funerali, disponendo che sugli edifici pubblici le bandiere siano poste a mezz’asta.
De Crescenzo chiude così quel cerchio iniziato il 20 agosto 1928, nel borgo di Santa Lucia, lo stesso luogo che diede i natali anche a un altro grande artista napoletano, Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer, al quale era molto legato visto che ne aveva condiviso gli anni felici dell’adolescenza.
L’amatissimo Prof. Bellavista se ne va, eppure resterà per sempre nella memoria di chi lo ha conosciuto anche solo attraverso la lettura dei suoi libri, la visione dei suoi film o dei programmi televisivi cui ha partecipato. Anche perché, come si suol dire dei grandissimi, “gli scrittori non muoiono, smettono solo di scrivere“. E, come concluderebbe Luigino il poeta (uno dei famosissimi “discepoli” di Bellavista), chest’è.