“Parlateci di Napoli-Verona”. Più che il nome del nuovo allenatore e i temi del calciomercato era questo il ritornello più frequente (soprattutto sui social) tra i tifosi del Calcio Napoli ad inizio luglio, quando ha avuto ufficialmente inizio l’era Luciano Spalletti.
Che nella conferenza stampa di presentazione scacciò subito i fantasmi di quella infausta serata di maggio, costata la seconda mancata qualificazione consecutiva alla Champions League. Il tecnico invitò tutti a guardare avanti, nella convinzione di avere “una squadra forte, ma che non è sempre consapevole di esserlo”.
Cinque mesi dopo il suo arrivo a Napoli, Spalletti ha rinvigorito un ambiente depresso, alternando a suo piacimento i moduli 4-3-3 e 4-2-3-1, capaci di abbinare solidità difensiva (solo 7 gol subiti in 14 partite), qualità e quantità a centrocampo, fantasia e gol in attacco.
Nella partita contro la Lazio non era affatto facile conservare quelle caratteristiche, soprattutto viste le assenze di due totem come Osimhen e Anguissa, il primo bomber di razza e il secondo equilibratore della squadra.
E Spalletti cosa fa di fronte alle difficoltà? Rilancia Lobotka e, soprattutto, torna all’antico con Mertens centravanti, esaltandolo proprio nel giorno del ricordo di Maradona come ai vecchi tempi “sarristi”.
E questo Napoli, in vetta alla classifica con 35 punti in 14 partite, sembra decisissimo ad andare avanti per staccare quanto prima il biglietto per l’obiettivo principale di questa stagione, ovvero la qualificazione alla prossima Champions League (per ora +10 sulla Roma quinta in classifica).
Poi chissà che col passare delle partite, questo allenatore venuto da Certaldo (la città di Giovanni Boccaccio) non possa essere l’artefice di un clamoroso terzo scudetto…
Articolo pubblicato il: 30 Novembre 2021 12:16