Al Maschio Angioino inaugurata la mostra dedicata all’attrice Luisa Conte “La regina del Teatro Sannazaro”. Aperta fino al 27 settembre nella Sala dell’Armeria.
A cento anni dalla nascita e a trent’anni da quel 30 gennaio del 1994, giorno in cui l’attrice Luisa Conte raggiunse quell’angolo di paradiso riservato ai grandi personaggi, la mostra a lei dedicata al Maschio Angioino e inaugurata dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, serve a fissare nella mente le gesta di colei che, con la sua arte, proprio come recita il sottotitolo dell’esposizione, riuscì a diventare “La regina del Teatro Sannazaro”. Un teatro che grazie a lei è passato dalla storia alla leggenda e uno spazio che, per il lavoro della sua eroina, s’incrocerà per sempre con l’essenza di una città dove l’arte sopravvive soprattutto grazie al glorioso passato.
Aperta nella Sala dell’Armeria dello storico castello, la mostra patrocinata dal Comune di Napoli, curata dalla nipote della stessa Conte, l’attrice e regista Lara Sansone e allestita da Michele Gigi con il disegno luci di Luigi Della Monica, tra copioni, cimeli, video, costumi di scena e fotografie, ha il compito di immortalare la figura della sovrana di un teatro senza tempo.
Pronta per rappresentare un simbolico ponte tra il passato e il presente, collocando Luisa Conte nel novero dei grandi napoletani, l’esposizione per la sua apertura ufficiale ha registrato pure la presenza dell’altra nipote d’arte Ingrid Sansone, della giornalista Giuliana Gargiulo, della scrittrice Gioconda Marinelli e del docente di Discipline dello Spettacolo alla Federico II, Francesco Cotticelli.
«A cento anni dalla nascita e a trenta dalla scomparsa – ha detto la nipote Lara- ci rende felici inaugurare in un luogo così emblematico per la città una mostra dedicata al meraviglioso percorso artistico di Luisa Conte». E alle parole dell’erede artistica, hanno fatto da eco quelle della Gargiulo che ha definito l’indimenticabile amica come «una grande protagonista della città e una donna eroica capace di fare per la sua Napoli ciò che nessuna istituzione ha mai fatto».
«Un’attrice ineguagliabile – ha aggiunto la scrittrice Marinelli- artefice di un periodo d’oro per il teatro napoletano». E a parlare della Conte definendola un “modello per gli spettatori” è stato anche Cotticelli. «In una città ricchissima di tradizione- ha detto il docente – Luisa Conte ha rappresentato un personaggio venuto da lontano oltre che un esempio per la rinascita di tante sale». Infine, a intervenire è stato il sindaco Manfredi. «Per la Conte – ha detto il primo cittadino- stare al Maschio Angioino non è un caso. Significa riconoscerle oltre il merito di una grande attrice e imprenditrice, il ruolo di un simbolo positivo della nostra terra».
Aperta fino al 27 settembre, la mostra ha il pregio di ribadire come a Napoli, alcuni personaggi sono destinati a restare vivi nei cuori del popolo, alla pari di esseri immortali. Tant’è che a tutti, visitando l’allestimento e girando tra gli oggetti esposti e i costumi di scena, è sembrato di sentire nell’aria la presenza palpabile della stessa Conte, intenta, con il suo inseparabile scialle sulle spalle, a recitare e ad abbracciare la figlia Brigida, il marito Nino Veglia, le nipoti Ingrid e Lara e tutti gli attori scomparsi che hanno scritto la storia della “bomboniera di via Chiaia” insieme a lei.
Tra questi, (commossi per la loro capocomica) il commendatore, Nino Taranto, Pietro De Vico, Ugo D’Alessio, Enzo Cannavale, Carlo Taranto e l’insostituibile poeta di compagnia Gaetano Di Maio. E proprio le parole pronunciate dai presenti all’inaugurazione, come quelle dell’amministratore del Sannazaro, Sasà Vanorio e degli attori e registi Giacomo Rizzo, Giulio Adinolfi, Mario Aterrano, Oscar Di Maio, Francesco Saponaro, Oscarino Di Maio, Gino Curcione, fino a giungere ai politici Antonio Bassolino e Luciano Schifone, hanno trasmesso nel cuore di tutti lo spirito di un’eredità pronta ad attraversare il tempo.
Oggi, dopo che la legge della vita, volle privare i napoletani della presenza sulla scena di Luisa Conte, la mostra a lei intitolata ha il compito di preservare la memoria di una grande donna di teatro più che mai viva nella mente di chi l’ha amata e ammirata. Nata a Napoli il 27 aprile del 1925 in via dei Tribunali.
Nipote dell’attore Eugenio Fumo, già a dodici anni recitava e cantava nella compagnia di sceneggiate dello zio, la “Cafiero e Fumo” fino a quando, con l’appellativo di Luisina, si dedicò al Varietà. Partecipò per un lungo periodo a spettacoli e audizioni per Piedigrotta con la Casa Editrice “La Canzonetta”. Dopo aver sposato nel 1947, l’attore Nino Veglia, giunse nelle compagnie di Eduardo De Filippo e Nino Taranto. Unita all’artista Veglia nella vita e sulle scene, fu proprio insieme a lui che Luisa Conte riconsegnò, dopo aver venduto persino i gioielli di famiglia, il glorioso teatro Sannazaro ai Napoletani la sera del 12 novembre del 1971 con la messinscena di “Annella di Portacapuana” di Gennaro Davino per la riduzione di Michele Prisco e la regia di Gennaro Magliulo.
Restituendo alla città, tra commedie e attori passati alla storia, una roccaforte artistica fatta di sacrifici e passione, donna Luisina, di fatto, compì una irripetibile magia. Oggi, dopo che la legge della vita volle privare il pubblico della presenza sulla scena di Luisa Conte, la mostra a lei dedicata ha il compito di preservare la memoria di una grande artista. O meglio, il ricordo di una donna eroica capace, a proprie spese, di donare alla città uno spazio simbolo e di scrivere, nel contempo, una delle ultime pagine dorate legate alla storia di quel teatro napoletano fatto ancora di sudore, polvere di palcoscenico e impareggiabile talento.